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Patente ad anziani e invalidi con certificati medici falsi, 50mila in un anno tra Napoli e Caserta

La Polizia Stradale ha eseguito una misura cautelare per 24 persone, ritenute parte di un gruppo che elargiva patenti usando certificazioni mediche false. A rivolgersi all’organizzazione anche anziani ultranovantenni, disabili e invalidi allettati da anni. Individuate oltre 50mila certificazioni illecite, tra i coinvolti un medico del Napoletano e titolari di autoscuole.
A cura di Nico Falco
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Anziani, disabili, anche malati gravi allettati da anni: potevano avere (o rinnovare) tutti la patente. Bastava consegnare un certificato medico falso ed ecco che arrivava il timbro che autorizzava il rilascio. Un sistema che in un solo anno, con oltre 50mila certificati falsi, avrebbe prodotto un giro d'affari da un milione e 600mila euro. A ricostruire l'organizzazione una inchiesta della Procura di Napoli Nord che ha portato a 40 indagati, residenti tra le province di Napoli e Caserta, e all'emissione di 24 misure cautelari (20 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e uno con presentazione alla polizia giudiziaria) con l'accusa a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al falso in atto pubblico.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Napoli Nord, è stato eseguito dagli agenti della Sezione Polizia Stradale di Napoli – Distaccamento di Nola. Figura fondamentale, hanno ricostruito gli inquirenti, era un medico del Napoletano; tra gli indagati ci sono i suoi familiari, faccendieri, titolari e collaboratori di autoscuole ed agenzie di Napoli e Caserta. Con ruoli e compiti ben definiti, il gruppo riusciva a garantire patenti nuove o rinnovi ad anziani ultranovantenni, invalidi gravi o persone con patologie non compatibili con la guida; a conseguire la patente, hanno accertato gli investigatori, anche persone ammalate gravemente e allettate da anni, e in questo caso non è escluso che potessero essere usate come "prestanome" per vetture in realtà utilizzate da altri.

In un solo anno sono oltre 50mila le certificazioni mediche emesse, molte delle quali anche con valori bollati contraffatti. In alcuni casi i certificati risultavano emessi da un professionista che in quei giorni era ricoverato presso una clinica; a firmarli erano i figli che, d'accordo con lui e usando le sue credenziali informatiche, avevano inviato alla Motorizzazione Generale di Roma le risultanze di quelle visite che in realtà non erano state mai sostenute. Durante le indagini è inoltre emerso che alcune autoscuole organizzavano dei falsi corsi di formazione periodica per conducenti professionali, svolti da personale non qualificato, eludendo i controlli della Motorizzazione Civile di Napoli.

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