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Antonio Morione, ucciso da rapinatori a Boscoreale

Parla il fratello di Antonio Morione, ucciso in una rapina alla Vigilia di Natale: “Riapro per lui”

Riapre la pescheria di Giovanni, fratello di Antonio Morione, il pescivendolo ucciso durante una rapina a Boscoreale la notte tra il 23 e 24 dicembre scorsi.
A cura di Gaia Martignetti
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Giovanni Morione, fratello di Antonio
Giovanni Morione, fratello di Antonio
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Ha ancora paura Giovanni Morione, non lo nasconde. Ma ha deciso di riaprire la sua pescheria dopo la sera del 23 dicembre. Suo fratello Antonio è stato ucciso da alcuni malviventi che poco prima avevano rapinato il suo negozio. Gli investigatori sono ancora sulle loro tracce, per dare finalmente giustizia alla famiglia Morione. Il figlio di Antonio, Teddy, ha deciso di riaprire per suo padre, per non arrendersi. E così ha fatto anche suo zio Giovanni, che per puro caso non è morto quella sera quando poco dopo le 21 tre persone sono entrate armate e con il volto travisato. Hanno prima puntato la pistola verso la moglie Giorgia, chiudendo uno dei loro collaboratori in una stanza diversa. Poi una volta trovato l'incasso che cercavano Giovanni ha tentato di reagire, per proteggere la sua famiglia e i clienti che erano nella pescheria. Forse solo grazie all'urlo di sua moglie è riuscito a evitare, scivolando, il proiettile che uno dei rapinatori ha sparato.

Antonio Morione, il pescivendolo ucciso a Boscoreale.
Antonio Morione, il pescivendolo ucciso a Boscoreale.

"La brutalità di questi delinquenti che senza vedere se avevano colpito o meno hanno continuato nella loro malvagità, hanno fatto un altro reato uccidendo mio fratello". Un danno che fortunatamente, nel corso della prima rapina, è stato solo economico. Ma Giorgia e Giovanni non possono fare a meno di pensare continuamente a chi tutti i giorni convive con un dolore enorme, i loro nipoti. Anche per questo hanno riaperto, per dare coraggio e comunicare che sono al loro fianco. "Siamo riaperti in onore del nostro cognome, che è importante qui a Boscoreale e andiamo avanti per la nostra strada. E anche per mio nipote se ha bisogno dello zio io sono qui anche per lui", spiega Giovanni. Questa non è la prima rapina che subiscono e chiedono più presenza delle istituzioni, come tutti. Ma hanno anche una speranza, come racconta Giorgia: "Questo segnale è soprattutto per le mie bambine, perché il male si può combattere soltanto con il bene. Perché male con male non porterà mai a niente, porterà solo distruzione e tanto dolore".

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