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L'omicidio di Aldo Gioia ad Avellino

Omicidio Avellino, l’assassino accusa la fidanzata: “Ha organizzato lei la strage”

Giovanni Limata, reo confesso dell’omicidio del 53enne Aldo Gioia, ucciso a coltellate in casa sua ad Avellino venerdì scorso, accusa la fidanzata Elena, figlia della vittima: ha detto che sarebbe stata lei a pianificare quella che avrebbe dovuto essere una strage, con la morte dell’uomo, della moglie e dell’altra figlia. I due giovani sono stati entrambi arrestati.
A cura di Nico Falco
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Giovanni Limata ed Elena Gioia
Giovanni Limata ed Elena Gioia
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Sarebbe stata Elena Gioia, la 18enne figlia della vittima, il 53enne Aldo Gioia, ad organizzare tutto. Fin nei dettagli: dalla pianificazione prima del delitto, fino alle fasi conclusive, in cui si sarebbe allontanata da casa con una scusa e avrebbe lasciato apposta la porta aperta per quella che avrebbe dovuto essere una strage: l'uccisione dell'intera famiglia, padre, madre e sorella. A puntare il dito contro la ragazza è il fidanzato, il 23enne Giovanni Limata, che di quell'omicidio è l'esecutore materiale. Il giovane, bloccato poche ore dopo il delitto, ha rilasciato piena confessione agli agenti della Squadra Mobile di Avellino.

Aldo Gioia, geometra dipendente della Fca di Pratola Serra (Avellino), è stato ferito a morte nella sua abitazione venerdì scorso. Stava dormendo sul divano quando è stato accoltellato con un coltello da caccia. Un'aggressione che, ha spiegato Limata, sarebbe stata spacciata come l'incursione di ladri. Secondo il suo racconto la 18enne, dopo uno scambio di diversi messaggi telefonici, sarebbe uscita di casa con la scusa di andare a gettare la spazzatura, lasciando la porta aperta in modo che lui potesse entrare; a quel punto il 23enne si sarebbe intrufolato nell'abitazione e avrebbe sferrato i fendenti verso il 53enne che, addormentato, non ha potuto reagire. Il passo successivo sarebbe stato l'uccisione degli altri membri della famiglia.

Aldo Gioia, però, ha urlato e ha svegliato la moglie e l'altra figlia e il piano e saltato. Col padre morente, Elena ha chiamato i soccorsi, parlando di una irruzione da parte di ladri; soccorso e trasportato in ospedale ad Avellino, l'uomo è morto nella notte. I due fidanzati rischiano l'ergastolo. Dopo l'aggressione Limata è tornato a Cervinara, in provincia di Avellino, nella casa dove vivono i genitori con un fratello, ed è lì che lo hanno trovato gli agenti della Squadra Mobile; il ragazzo si è accusato del delitto, ha detto che la pianificazione era stata della fidanzata e ha indicato il punto dove avrebbero potuto trovare il coltello.

I due fidanzati sono stati entrambi arrestati, domani in carcere si terrà l'interrogatorio di garanzia; rischiano l'ergastolo, sono accusati di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione contro un familiare. Domani il pm Vincenzo Russo conferirà l'incarico per l'autopsia. Secondo quanto ricostruito la strage era stata pianificata perché la famiglia di Elena, e in particolare il padre, si opponeva alla relazione con Limata, per via del suo carattere e dei suoi precedenti: segnalato molte volte come assuntore di stupefacenti, era stato già in passato protagonista di episodi di violenza. La madre di Elena, che ha detto di non voler abbandonare la figlia nonostante l'atroce delitto pianificato e in parte commesso, avevano nominato un avvocato di fiducia, che però ha rinunciato all'incarico; a Limata verrà invece assegnato un difensore d'ufficio visto che non ne è stato nominato uno di fiducia.

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