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Napoli, dalla sanità privata a trasporti e onoranze funebri, 15 interdittive antimafia

Il prefetto di Napoli, Marco Valentini, ha firmato 15 interdittive antimafia nei confronti di altrettante imprese che operano nei settori di sanità privata, lavori di restauro, impianti elettrici, trasporti e onoranze funebri. Le società, che verranno escluse dagli appalti pubblici di conseguenza, hanno sede nell’area Stabiese e nell’area a Nord di Napoli.
A cura di Nico Falco
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Il prefetto di Napoli, Marco Valentini, ha firmato oggi, 10 agosto, 15 provvedimenti antimafia interdittivi nei confronti di altrettante aziende per le quali sono emersi collegamenti con la criminalità organizzata e che verranno, di conseguenza, escluse dagli appalti pubblici. Le imprese, che hanno sede nell'area Stabiese e nell'area a Nord di Napoli, operano in diversi settori: sanità privata, lavori di restauro, impianti elettrici, trasporti e onoranze funebri.

Nel dettaglio, 10 ditte si trovano a Sant'Antimo (7 nella sanità, 2 nella gestione di impianti sportivi e una nel settore delle onoranze funebri), una a Grumo Nevano (settore sanità), 2 a Castellammare di Stabia (una di restauri e una di impianti elettrici), una a Giugliano con sede operativa a Marano (distribuzione di generi alimentari) e una a Napoli con sede operativa a Marano (settore trasporto merci).

Soltanto un mese e mezzo fa, alla fine di giugno, un provvedimento analogo era arrivato per altre 21 aziende con sede tra Marano di Napoli, Sant'Antimo e Castellammare di Stabia; in quel caso le società colpite dal provvedimento firmato dal Prefetto operavano nei settori di onoranze funebri, ortofrutta, generi alimentari, costruzioni di opere pubbliche, impiantistica, pulizie e ristorazione.

L'infiltrazione della malavita organizzata nei settori degli appalti pubblici era stata evidenziata anche da una recente inchiesta del Gico della Guardia di Finanza di Napoli, che aveva svelato il lato imprenditoriale del clan della Vanella Grassi, fino a quel momento conosciuto soltanto per la gestione di droga ed estorsioni e la ferocia nella guerra coi gruppi criminali rivali; le fiamme gialle avevano appurato che i boss del gruppo di Secondigliano avevano investito anche nelle ditte di pulizia, riuscendo a guadagnare pure dalla sanificazione di locali e strutture per via dell'emergenza coronavirus. Ed era emerso che certi settori, come appunto quello delle pulizie, venivano contesi tra i clan al pari delle piazze di spaccio per via degli enormi guadagni.

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