Mutande e calzini in vetrina, ma negozi chiusi: la protesta dei commercianti di Napoli

Mutande e calzini in vetrina, saracinesche alzate, ma negozi chiusi al pubblico. È la singolare protesta messa in atto oggi dai gestori di alcuni esercizi commerciali a Napoli contro il protrarsi delle chiusure dei locali, soprattutto boutique e moda, a causa della Zona Rossa Covid19. I commercianti hanno cercato di sensibilizzare la cittadinanza con questa forma di protesta inusuale, perché sono allo stremo delle forze e non riescono più a sostenere i costi degli affitti e delle utenze, visto che gli incassi sono ormai ridotti a zero. Così le vetrine delle strade dello shopping, dal Vomero a via Toledo, si sono illuminate di nuovo dopo settimane di chiusura per la zona rossa, riempite di biancheria intima, perché ormai i negozianti si sentono “in mutande”. Ma restando comunque chiusi al pubblico. I commercianti sottolineano che la Campania e Napoli sono in zona rossa da oltre un mese e tuttavia i contagi non sono diminuiti.

Domani, intanto, è stata già annunciata un'altra manifestazione organizzata da Confesercenti in piazza del Plebiscito. Sul piede di guerra anche i gioiellieri. Tra i manifesti in vetrina, scritte come “Il futuro non si chiude. È passato un anno non possiamo più aspettare. Anche le imprese muoiono” oppure “Io apro, abbiamo il diritto a lavorare come gli altri”. Una crisi che si abbatte su tutta la filiera a valle e a monte, perché se non lavorano le gioiellerie nemmeno le fabbriche orafe lavorano. La proposta dei commercianti è di aprire tutti dal lunedì al venerdì con orari continuati, in modo da poter distribuire gli accessi su più ore e scongiurare qualsiasi possibilità di assembramento e chiudere tutti invece nel weekend, quando si è visto che c'è più gente in strada. A preoccupare soprattutto i tempi lunghi della pandemia e i ritardi, di converso, delle vaccinazioni.
