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Morte Lino Apicella, condannati a 26 e 18 anni di carcere i 3 rapinatori. Fu omicidio volontario

È stata emessa oggi la sentenza per la morte di Pasquale Apicella, il poliziotto napoletano morto un anno fa nello schianto causato da una banda di ladri in fuga: i tre imputati sono stati condannati a 26 anni (l’uomo alla guida) e 18 anni di reclusione (gli altri due). L’agente scelto, 37 anni, era sposato e aveva due bambini, una di 7 anni e uno di appena 3 mesi.
A cura di Nico Falco
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Sono stati condannati per omicidio volontario i tre rapinatori che, nell'aprile scorso, causarono l'incidente in cui è morto l'agente scelto della Polizia di Stato Pasquale Apicella, intervenuto insieme a un collega per fermare la banda in fuga dopo un tentato furto in banca: per Fabrizio Hadzovcic 26 anni di carcere, 18 a testa per Admir Hadzovic Igor Adzovic. La sentenza è stata emessa nel primo pomeriggio di oggi, 7 giugno, dalla Corte di Assise di Napoli (presidente Lucia La Posta). L'automobile dei criminali, contromano e a velocità folle, si schiantò frontalmente contro la volante della Polizia, uccidendo il poliziotto sul colpo e ferendo il collega.

Gli imputati sono tutti residenti nel campo rom di Secondigliano, così come il quarto della banda; la posizione di quest'ultimo è stata stralciata e trattata in un procedimento separato: non era coi complici nell'automobile, al momento della fuga lo avevano lasciato a piedi ed è stato quindi accusato soltanto di favoreggiamento (è stato condannato a 6 anni con rito abbreviato per gli altri reati). I tre sono stati giudicati colpevoli anche di tentata rapina, tentato furto, lesioni dolose e ricettazione. In aula, come parte civile, la moglie di Apicella, Giuliana Ghidotti (assistita dall'avvocato Gennaro Razzino) e i genitori e le sorelle (assistiti dall'avvocato Alfredo Policino); le richiesta di costituzione di parte civile di ministero dell'Interno e del Comune di Napoli erano state invece rigettate perché arrivate in ritardo.

L'incidente in cui è morto l'agente Pasquale Apicella

L'incidente nella notte del 27 aprile 2020. Il 37enne, in servizio nel commissariato di Secondigliano, a Napoli, era intervenuto in supporto ai colleghi che stavano inseguendo una banda di ladri in fuga dopo un tentato colpo in una filiale bancaria di via Abate Minichini. Si scoprirà poi che era il secondo colpo di quella notte: prima gli stessi criminali avevano tentato di entrare in una filiale di Casoria (Napol). L'impatto mortale in Calata Capodichino: la potente Audi R6, in fuga contromano e a fari spenti, ha centrato la volante a 150 all'ora. Il poliziotto era sposato e aveva due bambini che all'epoca avevano 7 anni e appena 3 mesi.

Per la morte del poliziotto la Procura aveva chiesto l'ergastolo per omicidio volontario: secondo la tesi, sostenuta anche dai legali della famiglia di Apicella e della moglie, i tre avevano volontariamente causato l'incidente. La difesa, invece, aveva sostenuto che i rapinatori avessero cercato di schivare la volante, chiedendo quindi una condanna per omicidio stradale.

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Sit in davanti al Tribunale: "Giustizia per Lino Apicella"

"La famiglia Apicella – dice l'avvocato Alfredo Policino, difensore dei genitori e delle sorelle, costituiti parte civile – è consapevole che nessun verdetto potrà mai più restituire loro quei momenti meravigliosi di vita familiare vissuti con il loro caro, chiede solo che sia fatta giustizia". Questa mattina, in attesa della sentenza, parenti e amici si sono riuniti davanti al Palazzo di Giustizia di Napoli per un sit in. "L'amore per il prossimo fa la differenza. Giustizia per Pasquale Apicella", si legge su uno degli striscioni esposti, mentre su un altro c'è scritto: "I ricordi felici del tempo che abbiamo trascorso insieme inondano il nostro cuore addolorato e si trasformano in lacrime. La nostra vita senza di te non sarà più la stessa. Ci manchi. Ciao, Lino".

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