L’ultimo scontro di De Luca con Meloni prima di andar via: il ricorso sul piano sanità in Campania

A Vincenzo De Luca l'idea di lasciare dopo un decennio la Regione Campania non è mai piaciuta, fosse stato per lui sarebbe rimasto in eterno governatore. Non gli piace nemmeno pensare di doversi giustificare dagli attacchi su un tema: la sanità. Ospedali e Aziende sanitarie in affanno; Pronto soccorsi chiusi per far posto a progetti (discutibili) di altri ospedali; aree interne della Campania in enorme difficoltà nell'accesso alle cure; liste d'attesa ricche di criticità e soprattutto soldi. Soldi che la Campania spende per questo comparto ma che non consentono, evidentemente, l'accesso alle cure per tutti, visto che i privati nella sanità campana regnano. Insomma a De Luca non piace per nulla sapere che oggi il nuovo candidato del centrosinistra, Roberto Fico, dovrà parlare di cosa farà per questo settore e necessariamente prendere le distanze. Sarebbe strano il contrario: il Movimento 5 Stelle da anni bastona De Luca proprio su questo.
Dunque il governatore procederà in questo modo: la sua linea è «ho fatto i miracoli per la sanità campana, il governo ci ha negato i soldi cui avevamo diritto e combatterò contro il nuovo commissariamento». In questa idea si inscrive il ricorso con cui la Regione Campania impugna innanzi al Tar Campania «il diniego opposto dal ministero della Salute nella seduta del 4 agosto scorso alla fuoriuscita dal regime di piano di rientro dal disavanzo sanitario». Che significa? Il ministero della Salute ad inizio agosto si è pronunciato su questa sorta di "turoraggio" del governo sui conti della sanità campana. E ha detto: alcuni parametri non sono a posto, quindi il "tutoraggio" resta.
I problemi individuati da Roma sono la scarsità di posti nelle Rsa, le residenze sanitarie assistenzali, strutture principalmente rivolte ad anziani non autosufficienti o comunque a persone adulte con patologie croniche. Il secondo criterio su cui non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati riguarda gli screening oncologici, che, rileva il ministero «sono prodotti in misura insufficiente».
De Luca ha deciso che questa sarà l'ultima battaglia contro Meloni e il suo governo: nel ricorso è sostenuto che «la Regione Campania è strutturalmente in equilibrio finanziario sin dal 2013 e sul piano strettamente sanitario-assistenziale la stessa ha anche ampiamente raggiunto i livelli di garanzia nell'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (i lLea sono una sorta di "minimo" da garantire nei servizi sanitari)».

«Stiamo subendo un atto che io considero di delinquenza politica» ha comiziato proprio ieri il governatore uscente, all'insediamento della nuova direzione dell'ospedale Ruggi d'Aragona a Salerno, che sarà guidato dall'ex manager dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Il bubbone sanità però esploderà in campagna elettorale e lo dimostrano chiaramente gesti come la contestazione di una donna, la madre di Cristina Pagliarulo, la giovane di 40 anni morta lo scorso 6 marzo proprio nel nosocomio salernitano, decesso su cui c'è una inchiesta. De Luca dinanzi alla donna si è mostrato molto imbarazzato e ha non ha avuto la sua solita sicumera.
«Nonostante i bilanci risanati e i progressi certificati sui livelli essenziali di assistenza, il governo di destra continua a tenere in ostaggio il servizio sanitario campano» chiosa Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale e componente del Gruppo Misto. Ciarambino, da esponente del Movimento Cinque Stelle tuonò per anni contro il governo dell'attuale governatore. Ora è deluchiana di stretta osservanza.