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“Il male di Napoli è l’indifferenza, curiamo la città”, l’arcivescovo alla Festa dell’Immacolata

L’arcivescovo don Mimmo Battaglia ha rivolto un invito a tutti i cittadini: “Curate Napoli e il vostro prossimo per una vita migliore”
A cura di Pierluigi Frattasi
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“L'indifferenza è il male di Napoli, bisogna educare i ragazzi alla cura della città”. È il messaggio che don Mimmo Battaglia, l'arcivescovo di Napoli, ha voluto lanciare durante la sua omelia per la Santa Messa per celebrare la Festa dell'Immacolata, oggi, 8 dicembre 2021, nella chiesa del Gesù Nuovo. Una ricorrenza che si è tenuta per il secondo anno consecutivo nel pieno della pandemia del Covid19. Per questo motivo, non c'è stato il tradizionale discorso in piazza dell'arcivescovo, ma si è tenuto all'interno della chiesa. Mentre la deposizione delle rose bianche da parte dei vigili del fuoco sulla statua della Vergine che si trova sull'obelisco si è tenuta nel cuore della notte e non in mattinata, come avviene abitualmente. Nel pomeriggio, don Battaglia si è recato all'Ospedale Pediatrico Santobono per incontrare i piccoli ammalati.

“Indifferenza male di Napoli”

L'indifferenza e la diffidenza ha spiegato don Mimmo sono “la radice dei mali che oggi attraversano la nostra città. La diffidenza che si trasforma nel lavarsi le mani nei confronti dell’altro, nel disinteressarsi di lui, nell’indietreggiare rispetto alla responsabilità della comune vocazione, nel rifiutare un destino condiviso di luce per pensare unicamente al proprio percorso ombroso. Il non fidarsi dell’Altro e degli altri ci fa cadere nel vuoto e nell’isolamento, perché tutti diventano nemici, persone da cui stare lontano, a cui non credere, con cui non camminare. In fondo la diffidenza è alla base della frammentazione sociale e dell’indifferenza di cui anche la nostra Napoli soffre”.

"Educare all'etica della cura per la città"

Nel Vangelo, spiega don Mimmo, c'è il messaggio di “come si combatte la diffidenza”. Ne è un esempio proprio la vita della Vergine Maria, nata Immacolata, perché senza peccato originale. “Maria – spiega l'arcivescovo – non ha mai provato diffidenza verso Dio. Non è mai fuggita lontana da lui”. “Il contrario dell’indifferenza è la cura – aggiunge don Battaglia – E Dio sa quanto la nostra città ha bisogno di ripartire dall’etica della cura. Siamo chiamati oggi più che mai a rovesciare questa situazione ricordandoci che l’altro ha bisogno del nostro eccomi, della nostra presenza”.

L'0melia dell'arcivescovo per la Festa dell'Immacolata

Don Mimmo Battaglia ha voluto dedicare la sua omelia per la Festa dell'Immacolata proprio all'invito a tutti i cittadini a curare di più Napoli e il prossimo. "Napoli – ha detto don Battaglia durante l'omelia – tu hai bisogno dell’eccomi di tutti i tuoi figli! Hai bisogno che tutti, a partire dalla loro condizione e responsabilità, facciano un passo avanti nel sentiero della cura! Sei tu, terra nostra, a chiederci con insistenza e urgenza quest’impegno del cuore e della mente! E per chi crede, è attraverso il tuo grido di città ferita che Dio parla, interpella, chiama la Chiesa".

Napoli, tu ci indichi i tuoi figli più giovani, e ci chiedi di prenderci cura di loro: del loro bisogno di relazioni autentiche, della loro necessità di luoghi di aggregazione sani, del loro appello ad un mondo adulto che troppe volte non riesce a vederli o peggio, inquinato dalle logiche del mercato e del consumo, li usa come passivi destinatari di messaggi occulti. A volte corriamo il rischio di credere che l’emergenza educativa riguardi solo alcune zone della città, solo alcuni strati della popolazione giovanile ma non è così: i nostri ragazzi hanno bisogno di cura, di attenzione, di un solido mondo adulto capace di indicare con materna disponibilità e con cura paterna direzioni di senso, orientamenti di vita, strade di significato!

Napoli, tu ci parli delle tante famiglie assediate dalla povertà e dalla mancanza di lavoro: e chiedi alle istituzioni locali, al mondo dell’impresa e del commercio una rinnovata creatività e lungimiranza, capace di farsi carico delle preoccupazioni e delle ansie di tanti padri e madri che temono di non riuscire più a nutrire i propri figli e ad allevarli con il pane della sicurezza e della serenità. Progettare oltre il guadagno immediato, fare sinergia per generare nuovo lavoro, preoccuparsi delle ricadute sociali di ogni nuovo impiego: anche questo significa prendersi cura della città!

Napoli, tu invochi cura per le tue ferite: quelle inferte dalla criminalità e dalla corruzione, quelle che affliggono la carne dei poveri e degli ultimi, quelle che si annidano nello scarto di cui gli anziani, i disabili e i malati spesso sono vittime. Napoli chiede alla sua gente di adoperarsi più che mai nel dar vita ad una nuova etica capace di curare le ferite dei più marginali ma anche le tante lacerazioni inferte alla terra, all’ambiente, alla casa paradisiaca che è la nostra città!

Napoli tu ci racconti del senso di comunità e di solidarietà, pilastri di un’accoglienza e di un’ospitalità che ti hanno resa un patrimonio dell’umanità intera ma nello stesso tempo ci inviti a non considerare questi valori come un’eredità immutabile e insicura. La forza della comunità, la bellezza della solidarietà sono valori da custodire, incrementare, nutrire perché facilmente possono essere messi a dura prova dall’egoismo e dall’individualismo imperante. Per questo tutti insieme siamo chiamati a dire il nostro eccomi alla comunità, incentivando sempre più quel passaggio interiore e sociale che fa di tanti io frammentati e dispersi un noi saldo e pieno, capace di generare vita e speranza per tutti”.

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