video suggerito
video suggerito

La prof che ha cambiato 23 scuole e lavorato 8 anni da pendolare: “Andrò in pensione, mi hanno rovinato la carriera”

Giulia (nome di fantasia) è una docente di diritto, vittima dell’algoritmo che ha governato le graduatorie del 2016. Otto anni da pendolare a Latina e nessuna possibilità di rientrare a Napoli fin quando non si è rivolta all’avvocato Michele Ursini, esperto di casi simili al suo.
A cura di Matteo Lefons
0 CONDIVISIONI
Immagine

Ventitré cambi di scuola in ventitré anni. Una scuola nuova per ogni inizio scolastico. È la storia di Giulia (nome di fantasia), professoressa napoletana di 57 anni, che è diventata di ruolo nel 2015 con la riforma della "Buona scuola", per poi essere spedita a Latina senza alcuna prospettiva di ritornare nella sua terra d'origine. "Tra poco vado pure in pensione, mi hanno rovinato la carriera", si sfoga Giulia con la redazione di Fanpage.it. Otto anni in una città a due ore di distanza dalla propria, passati tra treni all'alba e un piccolo albergo per quei giorni in cui il pernottamento era più comodo di tornare a Napoli. Senza rimborsi per le trasferte o agevolazioni economiche di nessun tipo.

Giulia parla degli ultimi anni trascorsi a Latina come alcuni tra i più brutti della sua vita. La distanza non così eccessiva tra Napoli e Latina (circa due ore di treno) permette di poter scegliere tra essere pendolare e trasferirsi, ma chi ha un forte attaccamento alla propria casa, alle proprie abitudini, difficilmente sceglie la seconda opzione. Così la professoressa ha ritenuto meno sconveniente affidarsi a un piccolo albergo per le poche volte settimanali in cui le toccava rimanere a scuola fino a tardi a causa di rientri pomeridiani o riunioni varie, piuttosto che affittare un appartamento.  Ciò nonostante, le spese minime mensili tra spostamenti e alloggio si aggiravano tra i sei e i settecento euro. "Sono stata costretta ad assumere un'autista privata – rivela la docente – per muovermi nel centro o nella provincia di Latina, che non è ben collegata come altre città più grandi".

Di questa vita piena di stress ne ha risentito anche il fisico, visto che Giulia è stata colpita da una fascite plantare (infiammazione del legamento che collega il tallone alle dita del piede) da cui fa fatica a guarire. Nonostante tutti i disagi che ha dovuto superare, la professoressa ha sempre combattuto per migliorare la sua situazione lavorativa. Dopo anni come docente di diritto, ha preso un'abilitazione al conservatorio per insegnare musica. E così aumentare le possibilità di trasferimento.

Alla fine ce l'ha fatta. Giulia è tornata a Napoli. "Dopo dieci anni col posto di ruolo, sono riuscita a ottenere un avvicinamento a casa – confida l'insegnante -, ma solo grazie al mio avvocato. Quando voi di Fanpage.it mi avete chiamato, io parlavo proprio con lui perché abbiamo appena vinto il ricorso". Il suo avvocato Michele Ursini, contattato dalla redazione, ha spiegato come è andata la vicenda: "Le graduatorie del 2016 (quelle che hanno costretto Giulia a lavorare a Latina) erano su base nazionale e sono state caratterizzate da mancanza di trasparenza e mancanza di controllo umano sull'algoritmo che le ha gestite. E con criteri irrazionali perché in certi casi i posti di lavoro al sud c'erano, ma i professori sono comunque stati mandati altrove".

A subire le conseguenze del sistema che ha governato le nomine scolastiche nel 2016 sono stati migliaia di professori. "Tra il 2019 e il 2020, il Tar ha fatto rientrare nelle proprie zone d'origine circa 800 docenti annullando la validità di quelle graduatorie – racconta l'avvocato Ursini-. Chi non ha fatto in tempo a fare ricorso, si è affidato alla giustizia ordinaria. Giulia è uno degli ultimi casi a cui ho lavorato e ora devono trovarle un posto su base provinciale, a Napoli".

"Tutti i docenti fuori sede sono precari pur essendo di ruolo, – confessa Giulia – con la differenza che un precario ha più possibilità di scegliersi scuole vicino a casa, mentre un professore di ruolo, mandato a lavorare lontano, deve sostenere tutta una serie di spese che gli fanno entrare in tasca meno di uno che tira avanti con le supplenze". A 57 anni, dopo decenni di sacrifici e strane peripezie, per la professoressa il peggio è passato. Con colpevole ritardo, ma è passato.

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views