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La mappa dei clan di camorra a Napoli nel 2020

Quali clan di camorra comandano a Napoli? Come, le famiglie di camorra, si sono spartite il territorio cittadino? La relazione della Direzione Antimafia fotografa così la mappa dei clan di camorra a Napoli. Tra centro storico, periferia Est e area Occidentale le organizzazioni criminali sono molto frammentate a causa di omicidi e arresti e condanne al 41 bis per i capoclan. La situazione resta molto difficile: è guerra tra piccole gang e organizzazioni storiche per il controllo di traffico di cocaina, eroina, hashish e marijuana ma anche per le estorsioni ai negozi e per il business di borse e accessori di grandi marche falsificati.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre continuano a fare notizia gli agguati di camorra e le stese nel centro storico di Napoli, si delineano, rispetto al passato, nuove strutture della criminalità organizzata, molto più frammentata in seguito agli arresti dei leader delle famiglie storiche e l'insorgere di nuovi gruppi che vogliono rubare loro l'egemonia sui territori che controllano da sempre. È questa la fotografia scattata dalla Relazione semestrale del Ministro dell'Interno al Parlamento con l'attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Antimafia, con riferimento ai dati aggiornati a gennaio-giugno 2017. Mentre nella provincia del capoluogo partenopeo la situazione appare più stabile, ecco cosa succede nella città all'ombra del Vesuvio e quali sono le cosche più potenti.

La camorra a Napoli e in Campania

In Campania c'è una situazione, dal punto di vista delle organizzazioni criminali, che il rapporto in questione definisce "mutevole ed eterogeneo, caratterizzato da un lato da dinamiche operative violente ed incontrollate, dall’altro da una profonda infiltrazione, ad opera di storici clan napoletani e dell’area casertana, nel tessuto economico e imprenditoriale, locale e ultra regionale". La causa di ciò sarebbe da ricercarsi nel fatto che stanno mutando le figure apicali all'interno dei clan, dal momento che molti dei leader sono sottoposti al regine previsto dall'articolo 41 bis dell'ordinamento giudiziario (il cosiddetto carcere duro) o sono diventati collaboratori di giustizia, per cui sono scoppiate una serie di rivalità all'interno delle stesse strutture camorristiche, generando lotte intestine e scontri per assicurarsi il comando. Questi attacchi avvengono spesso utilizzando tanti "piccoli eserciti, formati sovente da ragazzi sbandati e senza identità" che si sono via via impadroniti del territorio attraverso una violenza quotidiana e incontrollata, un vero e proprio guanto di sfida lanciato agli avversari anche solo per contendersi una piazza di spaccio.

Lo stato di fibrillazione della camorra al centro di Napoli

Questo stato di fibrillazione è visibile soprattutto nei quartieri del centro storico di Napoli, dove si registra negli ultimi mesi un aumento dei reati contro la persona, come rapine e furti in abitazione, ma anche di omicidi e tentati omicidi. Tuttavia, parallelamente a questa situazione di confusione, continuano a sopravvivere alcuni gruppi storici, che, come si legge nel report, "rifiutano nettamente esibizioni violente e in una evidente strategia di mimetizzazione, mantengono inalterata capacità di affiliazione di adepti, indiscussa forza di intimidazione ed assoggettamento esercitata sul territorio, e capacità di gestione dei grandi traffici internazionali e conseguenti investimenti in altre regioni d’Italia ed all’estero".

La mappa aggiornata della camorra a Napoli nel 2018 [mappa ingrandita]
La mappa aggiornata della camorra a Napoli nel 2018 [mappa ingrandita]

Una sopravvivenza, questa, garantita dal persistere non solo della loro presenza all'interno degli apparati pubblici, ma anche di attività da cui questi clan traggono costanti profitti, come lo spaccio di droga, il contrabbando di sigarette e lo smaltimento illecito dei rifiuti, ma anche il commercio di merci contraffatte attraverso venditori ambulanti, spesso extracomunitari, ai quali viene spesso chiesto di pagare una tangente, come avviene ad esempio nel quartiere della Maddalena. Qui, esempio emblematico di questa situazione esplosiva è stato un raid armato nel gennaio del 2017, nel corso del quale è stata ferita una ragazzina di 10 anni, contro un gruppo di stranieri che si erano opposti ai taglieggiatori, a loro volta affiliati al clan dei Mazzarella.

La mappa e la divisione del territorio del centro storico

Area centrale

Proprio in questa zona, sottolinea il rapporto, è quella in cui si è registrato il maggior numero di omicidi, segno di una crescente conflittualità tra i clan antagonisti. Ma chi è che controlla questa fetta di Napoli? Nelle aree della Maddalena e Forcella, accanto agli storici Sibillo, Giuliano, Amirante e Brunetti si sta facendo largo la famiglia dei Mazzarella, che controlla in particolare il settore della contraffazione. La contrapposizione di questi clan si sarebbe spostata anche nella zona Mercato, storica roccaforte proprio dei Mazzarella. Radicati nel quartiere San Giovanni sono invece i Rinaldi, molto vicini ai Giuliano. Ancora, nelle aree di Vasto, Arenaccia, Ferrovia, del Rione Amicizia, a borgo Sant’Antonio Abate e nelle zone limitrofe, conferma la propria solidità strutturale ed economica il clan Contini, antagonista del gruppo Mazzarella. Nei Quartieri Spagnoli, invece, si registra un forte contraccolpo del clan Mariano, storico nella zona, dopo la scelta di uno dei leader di collaborare con la giustizia. A questi si stanno contrapponendo i Ricci, alleati ai Saltalamacchia ed Esposito, a cui si aggiungono i Masiello-Mazzanti che operano nelle cosiddette "Chianche". Nel Cavone, dopo l'eliminazione di uno degli Esposito, ha accresciuto sempre più il proprio potere il clan Lepre, mentre continua nella Sanità la lotta tra i Vastarella e i Sequino, un tempo alleati ed ora acerrimi nemici. Infine, mentre a San Ferdinando sono operativi i clan Piccirillo e Frizziero, i Cirella nella zona della Torretta, gli Strazzullo nella zona di Chiaia, e gli Innocenti nella zona di Salita Vetriera, al Pallonetto di Santa Lucia si conferma l'egemonia del clan Elia, da sempre leader nel contrabbando e nello spaccio di droga.

Area settentrionale

La particolarità dei clan che operano in quest'area della città è che i loro interessi sconfinano spesso in quelli del centro storico vero e proprio. Un esempio è dato dai Lo Russo di Miano, molto presenti anche nel rione Sanità, anche se negli ultimi mesi la loro egemonia è minacciata dall'insorgere di altri nuclei camorristici, come quello dei Nappello, attivi a Piscinola e nella stessa Miano e quello degli Stabile di Chiaiano, a loro volta alleati con i Ferrara. A Secondigliano si segnalano i sodalizi dei Vanella Grassi e Di Lauro. Si sottolinea nel dossier dell'Antimafia che "il vuoto di potere determinato dai recenti arresti ha reso gli equilibri più instabili, determinando la nascita di piccoli gruppi, tra loro conflittuali, quali le famiglie Cancello e Angrisano, espressione dei Vanella Grassi". Questi due clan si contendono l'egemonia anche nel cosiddetto "Lotto G" di Scampia, grosso punto vendita di droga. Nella zona a Nord di Napoli si segnala anche la forte presenza dei Pagano e Amata che, dopo alcuni conflitti, hanno trovato l'unità sotto la guida di una donna, ora al regime del 41 bis. Passando al rione Berlingieri, si confermano i precedenti assetti, continuando a registrarsi l’operatività del clan Bocchetti, mentre al Vomero e all'Arenella si registra il riaffacciarci sulla scena criminale della famiglia Simeoli che, con l’appoggio del gruppo Orlando di Marano di Napoli, gestisce in quell’area estorsioni e traffico di stupefacenti.

Area occidentale

In quest'area regna molta confusione. Nel territorio compreso tra Bagnoli e Cavalleggeri d'Aosta la situazione è degenerata dopo l'arresto dei leader delle cosche dei D'Ausilio e dei Giannelli, per cui ci sono diverse fazioni che si contendono il potere. Fuorigrotta, invece, appare molto più frammentata: l'area intorno allo stadio San Paolo è sotto il controllo del clan Zazo, il rione Lauro della famiglia Iadonisi, quella compresa tra via Giacomo Leopardi e via Cumana è appannaggio del sodalizio Baratto-Bianco, a cui è aggregata la famiglia Cesi. A Pianura operano, in contrapposizione tra loro, i sodalizi Pesce-Marfella e Mele, famiglia, quest’ultima, con cui si sarebbe alleato il clan Lago, da tempo in declino, mentre a Soccavo, in seguito al declino dei Grimaldi, stanno prendendo sempre più piede i Vigilia. Ma ad attirare l'attenzione dell'Antimafia è soprattutto la situazione del rione Traiano dove i clan Puccinelli e Cutolo si contendono il monopolio del traffico di droga.

Area orientale

Ponticelli è caratterizzata dagli accesi conflitti tra le famiglie De Micco e D'Amico, che si contendono la gestione delle piazze di spaccio. Nel quartiere di Barra, invece, anch'esso dedicato al commercio della droga, è attivo il clan Cuccaro, mentre a San Giovanni a Teduccio persiste il sodalizio da un lato dei Mazzarella-D'Amico e dall'altro dei Rinaldi-Realeformicola.

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