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La denuncia per pedofilia “macchia indelebile” per il boss: così è stata uccisa Matilde Sorrentino

Il boss Tamarisco aveva ordinato l’omicidio di Matilde Sorrentino perché coinvolto nelle sue denunce per pedofilia: depositate le motivazioni della sentenza.
A cura di Nico Falco
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Francesco Tamarisco, narcos di punta dei Tamarisco-Nardiello di Torre Annunziata, aveva ordinato l'assassinio di Matilde Sorrentino perché la mamma coraggio, denunciando i casi di pedofilia del rione dei Poverelli, aveva "macchiato" il suo prestigio: un'onta che, nonostante le assoluzioni dalle accuse di pedofilia, non poteva essere perdonata. Ricostruzione degli inquirenti che ha portato, alcuni mesi fa, alla condanna all'ergastolo per Tamarisco come mandante di quell'omicidio, contenuta nelle motivazioni della sentenza dei giudici della I sezione della Corte di Assise di Napoli.

Gli abusi sui bambini a scuola e ripresi in video

Matilde Sorrentino fu uccisa sull'uscio di casa il 26 marzo 2004. A sparare, hanno ricostruito gli inquirenti, è stato Alfredo Gallo (già condannato), che era stato anche riconosciuto dal figlio della vittima durante la fuga. Un agguato, con modalità tipiche da camorra. In quel caso, una punizione: sette anni prima la Sorrentino, con una coraggiosa denuncia, aveva scoperchiato una terribile vicenda di abusi commessi tra il 1995 e il 1997 su bambini di una scuola elementare, violentati sia a scuola, tra i bagni e gli scantinati, sia in alcuni appartamenti.

Un giro di pedofilia in cui le perversioni si sommavano alle crudeltà: i piccoli venivano storditi con droghe e alcol, venivano legati ad assi di legno e stuprati, e gli abusi venivano ripresi in video e i filmati venduti. Alcune mamme all'epoca denunciarono, la Sorrentino non tornò mai sui suoi passi nonostante offerte di denaro e diffamazioni. E, dopo l'omicidio, la famiglia Tamarisco continuò a denigrarne la memoria: circolarono voci che la volevano ammazzata per un debito non pagato, che fosse l'amante di uno degli inquirenti. Tutto parte di una strategia per minare la testimonianza di quella che, scrivono i giudici, era una donna di "adamantina condotta, gran lavoratrice e dedita alla famiglia".

Matilde Sorrentino uccisa perché denunciò i pedofili a Torre Annunziata

Nelle motivazioni della sentenza i giudici, individuando il narcos come mandante, spiegano che "il coinvolgimento nella vicenda pedofilia non poteva non rappresentare per Tamarisco, negli ambienti criminali, una macchia indelebile cui porre necessariamente rimedio". Tamarisco, finito a processo dopo la denuncia della Sorrentino, fu condannato in primo grado con l'accusa di avere presenziato ad uno degli episodi di pedofilia ma successivamente venne assolto in secondo grado e in appello. Quando la donna fu ammazzata era stato scarcerato da pochi mesi, reduce da una lunga detenzione per rapina.

Le indagini per individuare il mandante erano state coordinate all'epoca dal pm Pierpaolo Filippelli, oggi procuratore aggiunto a Napoli. Ed oltre a testimonianze di collaboratori di giustizia ed intercettazioni erano saltati fuori anche dei movimenti bancari sospetti: dopo la condanna di Gallo, i Tamarisco avevano versato alla sua famiglia grosse somme di denaro, per gli inquirenti probabilmente soldi per pagare il suo silenzio su chi gli aveva ordinato di uccidere Matilde Sorrentino.

Al killer sarebbero andati, in totale, circa 50mila euro. Si tratta di una somma non del tutto accertata, ma di una stima calcolata sui versamenti periodici riscontrati sui conti correnti di Gallo e dei familiari. Durante la detenzione, inoltre, l'uomo avrebbe ricevuto versamenti da circa 500 euro al mese per 27 volte nell'arco di tre anni.

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