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Killer di Gelsomina Verde arrestati dopo 20 anni: “Mai riconosciuta vittima innocente di camorra”

“Dopo 20 anni mia sorella non è ancora ufficialmente riconosciuta come vittima innocente, nonostante sia un simbolo della lotta contro la camorra”, spiega il fratello di Gelsomina Verde a Fanpage.it.
A cura di Peppe Pace
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Francesco Verde non riesce a gioire per l'arresto, dopo 19 anni, diLuigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, ritenuti gli esecutori materiali dell'omicidio di Gelsomina (Mina) Verde, sequestrata, torturata, uccisa con due colpi di pistola e data alle fiamme nella sua auto a 22 anni, il 21 novembre del 2004, in piena faida tra il clan Di Lauro e gli scissionisti Amato-Pagano.

"Dopo 20 anni mia sorella non è ancora ufficialmente riconosciuta come vittima innocente – spiega Francesco a Fanpage.it – nonostante sia un simbolo della lotta contro la camorra". La famiglia di Gelsomina Verde, infatti come racconta, non è stata riconosciuta del tutto estranea all'organizzazione criminale per colpa di alcuni lontani parenti pregiudicati. "Venire a conoscenza che questi arresti sono avvenuti grazie alle recenti dichiarazioni di Salvatore Tamburrino, pentito del clan Di Lauro, è deludente – continua Francesco – queste dichiarazioni sono già state fatte 20 fa da Pietro Esposito. Non sono un magistrato e non mi posso sbilanciare su questo, ma sul piano umano sono profondamente deluso".

Pietro Esposito, altro collaboratore, era già stato condannato per aver condotto, con l'inganno, Gelsomina Verde tra le mani dei suoi sicari. Per lo stesso omicidio venne condannato all'ergastolo Ugo De Lucia, esecutore materiale, tra i più efferati killer del clan Di Lauro. Gelsomina Verde è stata sequestrata e torturata per non aver fornito ai suoi sicari le fotografie di Gennaro Notturno, indispensabili ai Di Lauro per identificarlo ed ucciderlo. Secondo gli assassini, Gelsomina Verde sarebbe stata in possesso delle fotografie di Notturno perché circa tre anni prima aveva avuto con lui una breve relazione, interrotta, come spiega il fratello Francesco, non appena Gelsomina venne a sapere che Notturno era un camorrista.

"Mia sorella è una vittima innocente di camorra perché si è opposta alla camorra, rifiutandosi di fornire ai suoi sicari le fotografie di Notturno – puntualizza Francesco Verde – oggi Gelsomina è uno stendardo, un simbolo della lotta alla camorra, ma non viene riconosciuta ufficialmente come vittima innocente… siamo stati trattati in questo modo perché i miei genitori, per paura che potessero farmi del male, hanno accettato il risarcimento di Cosimo Di Lauro, rinunciando a costituirsi parte civile".

Cosimo Di Lauro era il boss dell'omonimo clan, dapprima condannato come mandante dell'omicidio e poi assolto, che per ribadire la sua estraneità alla decisione di uccidere Gelsomina, offrì 300.000 euro alla famiglia Verde, una somma che sarebbe stata frutto di un risarcimento assicurativo per un incidente avuto in gioventù. La famiglia accettò, rinunciando a costituirsi parte civile: "Sul piano penale si è trattato di un'operazione trasparente, ma ai fini morali, ritirando la costituzione in parte civile, abbiamo tolto un'arma a chi voleva pulirsi la faccia e voleva camminare su una passerella per farsi bello e non l'ha potuto fare più".

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