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Il clan Sarno e l’estorsione sulle “pezze” cinesi a Prato: “Sono tornato a fare il camorrista”

Ciro Sarno e i fratelli avrebbero cercato di infiltrarsi nel settore tessile di Prato, in Toscana, e in particolare nello smaltimento degli scarti. Avrebbero imposto il pizzo ad alcuni imprenditori mascherandolo da prestazione professionale.
A cura di Nico Falco
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Un laboratorio di camicie in Cina (CFOTO/Future Publishing via Getty Images)
Un laboratorio di camicie in Cina (CFOTO/Future Publishing via Getty Images)

Gli scarti tessili come una miniera d'oro. Infilarsi nell'affare, prima proponendosi di fornire un servizio, poi estorcendo direttamente soldi per i camion di "pezze" che venivano trasportate e poi destinate alla distruzione. Era uno degli obiettivi del clan Sarno che, con la fine degli introiti per i collaboratori di giustizia, stava cercando nuove fonti di guadagno. E, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, era tornato all'origine: non solo per i modi, ma contattando direttamente imprenditori con cui aveva già avuto a che fare in passato, quando il gruppo criminale era egemone a Ponticelli, Napoli Est, e che si erano radicati nel frattempo in Toscana. Le misure cautelari sono scattate il 20 maggio, all'esito delle indagini della Guardia di Finanza di Firenze sull'infiltrazione del clan Sarno nel tessuto industriale e commerciale locale.

Le "pezze" e i commercianti cinesi

Le misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, riguardano 12 persone, tra loro anche imprenditori e mediatori. A finire in carcere Ciro Sarno, detto ‘o Sindaco, collaboratore di giustizia dal 2009, i fratelli Pasquale e Vincenzo, il cugino Giuseppe e il figlio Antonio. Il progetto di Ciro Sarno di "collaborare" nel settore dello smaltimento illecito di rifiuti da lavorazione tessile, si legge nell'ordinanza, è già emerso nel corso di un'altra indagine, nel dicembre 2022.

I Sarno, secondo le accuse, avrebbero esercitato pressioni nei confronti di alcuni imprenditori attivi nel settore tessile, uno dei quali già coinvolto in un indagine su un traffico illecito di scarti che sarebbe riconducibile al clan Ascione. I Sarno si sarebbero poi appoggiati a Franco Cozzolino, detto Berlusconi (finito ai domiciliari), che avrebbe fatto da mediatore e avrebbe anche in qualche caso ritirato personalmente il pizzo o accompagnato la vittima di estorsione a pagare.

Il contesto è quello della miriade di imprenditori cinesi che lavorano a Prato e nelle aree limitrofe. Industria tessile, di conseguenza scarti di cui disfarsi. Ed è proprio "Berlusconi" a spiegare i contorni dell'affare: sostiene che la comunità cinese ha un grande bisogno di liberarsi di materiale della lavorazione, per cui spesso ricorre anche allo smaltimento illegale.

Ciro Sarno e il fratello Vincenzo, nel video pubblicato su Instagram nel 2022
Ciro Sarno e il fratello Vincenzo, nel video pubblicato su Instagram nel 2022

Ciro Sarno e il litigio col figlio: "Sono tornato a fare il camorrista"

Complessivamente il clan avrebbe incassato 18.500 euro tra dicembre 2022 e giugno 2023, in varie tranche. In un primo momento l'accordo prevedeva che uno degli imprenditori fornisse ai Sarno due camion di merce, con un guadagno di 1.500 euro settimanali. Ed è lo stesso Ciro Sarno a battere più volte sulla necessità di ricevere il materiale, ribadendo che non si tratta di una estorsione: una strategia, ritengono gli inquirenti, per mascherare la pretesa di denaro come prestazione professionale.

Successivamente, ricostruisce la Guardia di Finanza, l'ex boss di Ponticelli avrebbe abbandonato l'idea di fornire un servizio in cambio, limitandosi a pretendere il denaro. E questo emergerebbe anche da un passaggio preciso: se l'imprenditore decidesse di non dare a lui i camion col materiale, Sarno avrebbe preteso più denaro di quanto concordato.

Riscontri, agli atti nell'ordinanza, sono stati ricavati da diverse intercettazioni ambientali, nelle quali viene ricostruito sia il ruolo di Ciro Sarno sia quello dei fratelli, in particolare di Vincenzo, che, da quello che emerge, è il meno gestibile della famiglia. Di particolare interesse investigativo, sempre agli atti nell'ordinanza, una conversazione del 3 aprile 2023, captata tra Ciro Sarno e il figlio Antonio, che avrebbe rimproverato il padre e gli zii di avere usato un atteggiamento da mafioso nei confronti di uno degli imprenditori. Da qui la reazione scomposta di ‘o Sindaco: prima lo minaccia, dicendo che la prossima volta gli avrebbe sparato in testa, poi gli dice di essere "tornato a fare il camorrista" e che lo fa dove vuole lui.

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