I turisti stranieri continuano a rubare pezzi agli Scavi di Pompei. E puntualmente vengono denunciati

Alla fine non sono nemmeno belli. E, senza una cornice, una teca, sarebbero nient'altro che pietre come altre. Eppure da decenni è irresistibile la voglia di tanti fra le migliaia di turisti che affollano gli Scavi di Pompei, di sottrarre reperti più o meno grandi, per portarseli a casa. L'ultimo in ordine di tempo un placido pensionato, un turista proveniente dagli Stati Uniti: si trovava sulla via Delle Ginestre quando ha iniziato, come se nulla fosse, a raccogliere pietre che fanno parte dell’inestimabile patrimonio della città romana sepolta dalle ceneri del Vesuvio. Le infila nello zaino e si allontana verso l'uscita. Non va tutto liscio, fortunatamente.
Già, perché un altro visitatore vede tutto e, una volta giunti in piazza Esedra avvisa la guardia giurata. L'oliato meccanismo di sinergia fra la direzione del Parco Archeologico – uno dei più visitati al mondo – la sicurezza interna e i militari dell'Arma dei Carabinieri si avvia. La chiamata che segue fa squillare il telefono dei militari del Posto Fisso Scavi. Già, perché all'interno del Parco di Pompei vi è un presidio fisso, anche in virtù dell'enorme afflusso quotidiano di persone.
Una rapida descrizione del turista, che intanto sta uscendo, ignaro e soddisfatto del "colpo", e poi l'intervento. Pietre recuperate e solite giustificazioni: «Volevo portarle a casa come ricordo» e «Sono per la mia collezione». Ovviamente è scattata la denuncia. Nemmeno una settimana fa stessa scena, protagonista un 40enne turista polacco, denunciato in stato di libertà per furto aggravato.
