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Emergenza lavoro

I lavori indecenti: 3,8 euro all’ora da lunedì a sabato. La vergognosa proposta via Whatsapp

L’offerta di lavoro via Whatsapp ha dell’indecente. Settantadue ore settimanali senza straordinari né festivi.
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Che vita è quella con una settimana di vita (168 ore) di cui 72 dedicate al lavoro e pagate senza straordinari né festivi, 3,8 euro all'ora circa e due domeniche di lavoro? Se lo chiede un ragazzo napoletano (il nome è inequivocabile: Ciro) che si è trovato fra le offerte di lavoro questa che non esiteremmo a definire «indecente» .

Proposta – come le tante denunciate dai lettori di Fanpage.it – che ha potuto documentare attraverso Whatsapp e spedire al neo-deputato Verde Francesco Emilio Borrelli che l'ha ricondivisa sui suoi social network dando spazio all'inevitabile dibattito sull'argomento lavoro e «giovani che preferiscono il Reddito di Cittadinanza».

La profferta, giunta da un cash&carry di Pozzuoli (Napoli), è molto chiara: «Lavoro dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20, con pausa pranzo. Più due domeniche, per mezza giornata, che vengono poi recuperate». Come? Presto detto: «Lunedì anziché lavorare dalle ore 8 alle ore 20, fai dalle 8 alle 14».

L'assicurazione è che dopo una fase di contratto precario arriverà quello, agognato, a tempo indeterminato. Ma accadrà? E a quali patti e condizioni, viste le basi di partenza?

Il giovane scrive a Borrelli amareggiato:

Questo è il trattamento riservato alla maggior parte dei ragazzi che voglia lavorare, di crescere e di crearsi un futuro.

Gli è concesso lavorare in queste condizioni, dove alla base c’è lo sfruttamento con “offerte di lavoro” di questo genere. Non so in quale Paese che possa definirsi “civile” sia normale tutto questo.

E l'amaro commento del politico è questo:

Continuano ad arrivare segnalazioni di offerte di lavoro on line assolutamente indecenti ad opera di agenzia di lavoro e job service che non esitano a pubblicare annunci a dir poco inaccettabili.

Nei nuovi screenshot della vergogna non solo il tentativo palese di sfruttare la necessità dei giovani di dover guadagnare qualcosa, specie in un periodo di crisi economica delle famiglie come quello che stiamo vivendo, ma anche la profonda delusione degli stessi.

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