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Giulio Giaccio sciolto nell’acido per scambio di persona, l’avvocato: “È vittima di camorra”

E cominciato il processo di appello per i mandanti dell’omicidio di Giulio Giaccio, ucciso per uno scambio di persona nel 2000; l’avvocato della famiglia ha presentato richiesta perché venga riconosciuta l’aggravante mafiosa.
A cura di Nico Falco
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Giulio Giaccio
Giulio Giaccio

È cominciato il processo di appello per i mandanti dell'omicidio di Giulio Giaccio, l'operaio di 26 anni che, il 30 luglio 2000, fu vittima di un tragico scambio di persona: venne sequestrato, ucciso e il suo corpo fu sciolto nell'acido. La sua sorte, rimasta sconosciuta per anni, è stata rivelata da un pentito. Alla sbarra ci sono Luigi De Cristofaro e Salvatore Simioli, ritenuti mandanti, e Raffaele D'Alterio, ritenuto esecutore materiale; tutti, nello scorso febbraio, sono stati condannati in primo grado a 30 anni di reclusione dal giudice Provvisier, che ha escluso l'aggravante mafiosa. La discussione del sostituto procuratore generale di Napoli è prevista per il prossimo 3 dicembre, la sentenza per il 12 dicembre.

L'omicidio di Giulio Giaccio

Quella sera il ragazzo, estraneo a dinamiche criminali, venne prelevato a forza da finti appartenenti alle forze dell'ordine, convinti che fosse un tale "Salvatore"; fu ucciso poco dopo, in automobile, con un colpo alla nuca, e il suo corpo fu sciolto nell'acido. L'unica parte rimasta intatta, i denti, fu distrutta con un martello. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti l'obiettivo dei sicari era un uomo che intratteneva una relazione sentimentale con la sorella di Salvatore Cammarota, affiliato al clan Polverino.

"Giulio Giaccio è vittima di camorra"

L'avvocato Alessandro Motta, legale della famiglia Giaccio, ha già inoltrato richiesta alla Procura Generale affinché presenti ricorso in Cassazione per il riconoscimento dell'aggravante mafiosa relativamente all'altro procedimento, quello che ha visto le condanne ridotte in secondo grado per Salvatore Cammarota (16 anni, con l'attenuante equivalente per una offerta alla famiglia da circa 200mila euro) e Salvatore Perrone (8 anni, per concorso anomalo) e la conferma della condanna per Carlo Nappi (30 anni). "Confidiamo nei ricorsi in Cassazione per gli esecutori materiali – ha detto il legale – affinché Giulio Giaccio venga riconosciuto vittima della camorra".

"Se viene confermata l'esclusione dell'aggravante mafiosa nell'appello del 7 novembre – avevano detto nei giorni scorsi i rappresentanti di Libera, Fondazione Pol.I.S. e Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti – Giulio rischia di non essere riconosciuto dallo Stato come vittima innocente di mafia".

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