Famiglia morta nella Solfatara, chieste condanne per i 6 gestori del sito

Sei anni di carcere per il rappresentante legale della società, otto mesi in meno ai suoi soci, oltre a una multa di 172mila euro e la confisca dell'area sequestrata. È la richiesta dei sostituti procuratori Anna Frasca e Giuliana Giuliano (sezione VI, "Lavoro e Colpe Professionali") durante il processo per la morte dei tre turisti veneziani, inghiottiti da una voragine e poi soffocati dai gas nel 2017 mentre stavano visitando l'area della Solfatara, a Pozzuoli (Napoli). Le richieste sono state avanzate oggi all'ottava sezione penale del Tribunale di Napoli (giudice Egle Pilla) al termine della requisitoria.
Per Giorgio Angarano, 72 anni, legale rappresentante della "Vulcano Solfatara srl", per il quale è stata richiesta la pena di 6 anni, mentre 5 anni e 4 mesi sono stati chiesti per i 5 soci: Maria Angarano, 74 anni, Maria Di Salvo, 70 anni, Maria Di Salvo, 40 anni, Annarita Letizia, 70 anni, di Pozzuoli, e Francesco Di Salvo, 44 anni, di Napoli. L'accusa ha inoltre chiesto la condanna della società alla pena pecuniaria di 172mila euro e la confisca dell'area sequestrata.
Gli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, sono accusati, in concorso, di omicidio colposo, con l'aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e dei danni a più persone, e di disastro colposo. Secondo gli inquirenti sono responsabili della tragedia "per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell'aver gestito il sito vulcanico", che la Commissione Grandi Rischi aveva classificato come "in zona rossa", e dove, hanno rivelato gli accertamenti, non era stato preso nessun accorgimento per garantire la sicurezza di dipendenti e turisti.
La tragedia della Solfatara: morti due coniugi e il figlio piccolo
La cosiddetta "tragedia della Solfatara" risale al 12 settembre 2017, vittime i coniugi veneziani Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella e il loro figlio Lorenzo. Furono inghiottiti da una voragine che si aprì sotto i loro piedi e uccisi dai gas presenti nel sottosuolo. Unico sopravvissuto, l'altro figlio della coppia, più piccolo, che adesso vive con una zia.
Nel corso della requisitoria i pm hanno evidenziato che dagli atti è emerso "in modo incontrovertibile" che il piccolo Lorenzo, la prima vittima, non si trovava in un'area interdetta ma in un punto che era liberamente accessibile dai visitatori. I familiari delle vittime sono assistiti dagli avvocati Alberto Berardi e Vincenzo Cortellessa, dello Studio 3A.