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“Mia madre suicida per la truffa, vi denuncio”: false polizze per i finanziamenti Ue, truffati oltre 100 imprenditori

Sei arresti della Finanza tra Campania e Lazio, sequestri per un milione di euro: la banda prometteva l’accesso a finanziamenti agevolati.
A cura di Nico Falco
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Denaro sequestrato, foto di archivio
Denaro sequestrato, foto di archivio

Grazie alle polizze da loro proposte avrebbero potuto accedere a finanziamenti agevolati dell'Unione Europea, ma avrebbero anche potuto aiutarli a monetizzare i crediti di imposta acquisiti con Ecobonus e superbonus 110%. Almeno, questo è quello che aveva fatto credere ai propri clienti una banda di truffatori, e che in questo modo ha raggirato oltre cento imprenditori: nessuna monetizzazione, nessun finanziamento, di reale c'erano solo i soldi che finivano nelle tasche del gruppo. Le indagini della Guardia di Finanza, avviate due anni fa, hanno portato alle misure cautelari eseguite oggi, 4 giugno: 6 arrestati (tre in carcere e tre ai domiciliari), gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere, abusiva attività finanziaria, truffa e riciclaggio.

L'episodio più grave: una donna si toglie la vita

Tra gli episodi finiti sotto la lente degli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli anche il suicido di una donna, che si è tolta la vita l'11 aprile 2023. La vicenda sarebbe legata alla mancata cessione di un credito di imposta, chiesta dalla figlia, titolare di un'azienda agricola con sede in provincia di Bologna, ed emerso dall'intercettazione di una conversazione risalente al 19 aprile 2023. L'imprenditrice, parlando con un indagato (non raggiunto da misura cautelare) fa capire di avere compreso di essere stata truffata e di essere pronta a denunciare anche per "istigazione al suicidio".

Truffati oltre cento imprenditori, bonifici sui conti esteri

A far partire gli accertamenti era stata la denuncia di un imprenditore di Frattamaggiore, amministratore unico di una società di radiodiagnostica, a cui era stato prospettato un finanziamento agevolato di 36,9 milioni di euro, per l'ampliamento della sede operativa del centro diagnostico e l'acquisto di nuove apparecchiature sanitarie. Il professionista aveva ricostruito i suoi rapporti con alcuni degli indagati e aveva fornito i documenti relativi ai versamenti di circa 450mila euro.

Per ricostruire l'organizzazione, con sede operativa in Campania e nel Lazio ma con ramificazioni anche all'estero, le fiamme gialle hanno effettuato accertamenti anche mediante rogatorie internazionali e ordini di indagini europei. È stato così appurato che, millantando l'accesso ai finanziamenti o altri vantaggi come la monetizzazione dei bonus, il gruppo incassava ingenti somme di denaro su conti correnti esteri, avvalendosi dell'aiuto di dirigenti e intermediari-broker, che hanno operato in assenza delle autorizzazioni della Banca d'Italia e dell'Organismo Agenti e Mediatori.

I falsi finanziamenti dell'Unione Europea

Gli indagati, ricostruiscono le Fiamme Gialle, raggiravano le vittime usando brochure e documentazione contrattuale con intestazione e loghi della Commissione Europea e promettendo loro bassi tassi di interesse e tempi di definizione dell'istruttoria celere; pubblicizzavano l'attività finanziaria anche tramite un sito Internet e, quando erano in videochiamata coi clienti, per non farsi riconoscere indossavano parrucche e usavano congegni di camuffamento della voce.

Per i pagamenti venivano indicati conti esteri accesi in Irlanda e in Lituania, mentre le false polizze fideiussorie proposte venivano emesse da una società irlandese che, secondo la versione raccontata dagli indagati, era accreditata presso la "Banca Europea per gli Investimenti".

Quando i clienti effettuavano i pagamenti sui conti esteri, il gruppo rientrava in possesso dell'1% delle somme mediante bonifici e prelievi in contante a cura di un corriere appositamente incaricato, che tratteneva per sé una provvigione.

Le truffe erano andate avanti anche durante le indagini e dopo che erano già scattate diverse perquisizioni: al posto della società irlandese utilizzavano una società bulgara, neocostituita, la cui corrispondenza recava un emblema religioso.

Sequestri per oltre un milione di euro

Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Napoli Nord su richiesta della locale Procura. Oltre alle misure cautelari personali nei confronti dei sei indagati il gip, accogliendo le richieste della Procura, ha disposto anche il sequestro preventivo di beni mobili e immobili per oltre un milione di euro; in precedenza già erano finiti sotto chiave i conti esteri degli indagati e numerosi orologi di pregio per un valore di 60mila euro.

Dalle indagini è emerso, tra l'altro, che gli indagati avrebbero elargito denaro a funzionari pubblici, al momento non meglio identificati, in servizio negli uffici giudiziari, per inquinare il quadro probatorio e quindi assicurarsi l'impunità.

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