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Covid 19

Vaccino italiano Takis, all’ospedale Pascale di Napoli la sperimentazione

Parte la sperimentazione del vaccino italiano Takis: anche l’ospedale Pascale di Napoli in prima linea assieme al San Gerardo di Monza e lo Spallanzani di Roma. La speranza è che il vaccino italiano possa essere utilizzato quanto prima come ulteriore arma di contrasto alla diffusione del Coronavirus.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Parte la sperimentazione del vaccino italiano Takis, che si spera possa essere una ulteriore arma di difesa contro la pandemia di Coronavirus. Takis, ideato dall'omonima azienda di Castel Romano, è stato sviluppato in collaborazione con la Rottapharm Biotech di Monza: è iniziata quest'oggi la cosiddetta "fase 1" di sperimentazione del vaccino, che vede coinvolti gli ospedali San Gerardo di Monza, l'Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli e l'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

Proprio a Monza il primo a sottoporsi al vaccino: è un volontario come gli altri 79 ai quali verrà iniettato il farmaco, divisi in 4 gruppi. Poi in fase 2 si aggiungeranno altri 240 volontari. La sperimentazione è necessaria per poter capire l'effettiva efficacia del vaccino e se potrà essere utilizzato quanto prima come ulteriore arma contro la pandemia. Si tratta di un vaccino a DNA (diverso dunque da quelli già esistenti a base di RNA messaggero o a vettore virale), ma che permetterà di "evitare la catena del freddo nella conservazione e nel trasporto", come spiegato da Luigi Aurisicchio, direttore scientifico di Takis ed amministratore delegato della società. La speranza è che, viste le sue caratteristiche, il vaccino possa essere perfettamente funzionale anche con una sola dose, senza quella di richiamo: il che permetterebbe di velocizzare enormemente la campagna di vaccinazione. "Il vaccino a DNA può essere facilmente e velocemente modificato", ha spiegato il professor Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale, "per tenere conto delle varianti del virus che stanno diventando prevalenti o che si dovessero manifestare in futuro".

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