Consulenze e progetti all’ingegnere rampollo del clan: le nuove estorsioni nel Nolano

Non più estorsioni "porta a porta", ma consulenze e progetti imposti: era questo, secondo le accuse, il sistema che usava il clan Russo, attivo nel Nolano. Un "aggiornamento" che eliminava il problema dei passaggi di denaro impossibili da giustificare in favore di transazioni tracciabili e fatture che non avrebbero destato sospetti. Ma, per chi non si adeguava, i metodi di "convincimento" restavano gli stessi, quelli del ricorso alla violenza.
È quello che emerge dall'indagine sul clan Russo, compagine di camorra che, hanno rilevato gli inquirenti, aveva rapporti ben saldi con i Licciardi, il gruppo ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano, e, quando si trattava di fare affari insieme, era ben disposto alle collaborazioni con altri clan come i Cava e i Fabbrocino. Il blitz è partito questa mattina, 17 novembre: ordinanza per 44 indagati, dieci dei quali finiti ai domiciliari e i restanti in carcere.
Le estorsioni grazie al rampollo del clan ingegnere
Figura principale di queste "estorsioni 2.0" sarebbe stato Michele Russo, 44 anni, figlio di Salvatore Andrea Russo, condannato all'ergastolo. Laureato in ingegneria, il rampollo del clan aveva iniziato a lavorare in uno studio e, ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, attraverso questo "imponeva una consulenza, un progetto, qualcosa di più sofisticato rispetto ai soliti metodi, che aggiorna il metodo di estorsione".
Grazie al lavoro nello studio, l'ingegnere, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, si imponeva nelle compravendite immobiliari e nelle pratiche edili, e vittima di queste pressioni sarebbe stata anche la Curia di Nola quando aveva deciso di mettere in vendita un terreno.
A subire le minacce del clan sarebbero stati alcuni tecnici (tra cui quello della Curia di Nola), in relazione alla vendita di un terreno di quasi 13mila metri quadrati che avrebbe dovuto favorire uno degli indagati, in rapporti col gruppo di camorra. Per Michele Russo è stato disposto il carcere.
L'alleanza col clan Licciardi di Secondigliano
"È stata una indagine di camorra diversa dalle altre – ha spiegato il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno – in cui l'alleanza tra i Russo e i Licciardi si estrinsecava nel settore del gioco di azzardo". I due clan si erano specializzati nel gioco on-line: si erano dotati di una organizzazione capillare, che comprendeva siti e agenti che dovevano corrispondere i proventi delle attività, "altrimenti partivano le minacce".
Tra i capi e promotori dell'attività delle scommesse figurano Gennaro e Antonio Licciardi, di 35 e 30 anni, nipoti di Gennaro Licciardi alias "la scimmia", il capoclan morto nel 1994; per loro il gip Iaselli ha disposto il carcere.
Nel blitz eseguito questa mattina dai carabinieri è finito ai domiciliari anche un candidato alle prossime amministrative di Monteforte Irpino (Avellino), che sarebbe stato coinvolto nel settore delle scommesse. Stessa misura per un consigliere comunale di Nola, che avrebbe minacciato l'ingegnera che ricopriva il ruolo di direttore dell'ufficio tecnico per avvantaggiare la camorra.
Il voto di scambio a Cicciano e Casamarciano
I Russo avrebbero anche inquinato il voto alle elezioni amministrative di Cicciano e Casamarciano. Nel primo comune il reato viene contestato a cinque persone (tre presunti appartenenti al clan, un loro intermediario e il sindaco eletto), analoga situazione nel secondo comune, dove a beneficiare del supporto del clan sarebbe stato, però, il sindaco non eletto (e che avrebbe pagato 18.500 euro).
La truffa sulle bollette dell'Enel
Altra vicenda che emerge dall'ordinanza, quella di una truffa da 5 milioni di euro compiuta attraverso un non meglio definito ricarico sulle bollette dell'Enel; autore sarebbe stato un commerciante, mentre sarebbero stati coinvolti esponenti dei clan Russo, Licciardi, Cava e Fabbrocino.