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Cardellini accecati per farli cantare, fino a 8mila euro per ogni uccello: arresti nel Napoletano

Emesse 7 misure cautelari per una banda che catturava e vendeva cardellini; la base era a Poggiomarino ma gli esemplari venivano catturati in tutta la Campania.
A cura di Nico Falco
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Cardellini in gabbia
Cardellini in gabbia

I cardellini venivano catturati a decine ogni giorno, poi "addestrati": se i risultati non erano soddisfacenti venivano uccisi, in caso contrario potevano essere accecati per farli cantare sempre. Un traffico crudele quanto remunerativo, quello scoperto dalla Polizia metropolitana di Napoli con una indagine che ha portato a un'ordinanza di custodia cautelare per sette persone e a una quarantina di perquisizioni nel Napoletano: il prezzo di un uccello arrivava fino a 8mila euro. La base era a Poggiomarino (Napoli), ma gli uccelli venivano cacciati in tutta la Campania.

Traffico di cardellini, 7 arresti. La base a Poggiomarino

La base della banda è stata individuata in un garage di Poggiomarino (Napoli): era lì che i bracconieri portavano i cardellini, catturati ogni giorno a decine, per la vendita. Ed era lì che arrivavano anche i clienti: le telecamere degli investigatori hanno immortalato, in diversi casi, le lunghe file in strada in attesa dell'apertura della "rivendita".

L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura locale. Nei confronti di quello che viene considerato il capo della banda è stato disposto il carcere, l'uomo è stato portato nella casa circondariale di Poggioreale, a Napoli; un altro indagato è stato sottoposto ai domiciliari e altri quattro è stato disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza (per tre di questi anche l'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria); il settimo ha ricevuto il divieto di dimora a Poggiomarino. Le perquisizioni domiciliari hanno riguardato oltre quaranta persone tra le province di Napoli, Salerno, Caserta e Avellino.

I reati contestati sono furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato (relativo ai cardellini, considerati specie protetta), ricettazione e maltrattamento di animali commercio di fauna selvatica, per un totale di oltre 80 capi di imputazione.

Gli uccelli protetti accecati per farli cantare

Nel corso delle indagini, che si sono avvalse anche della collaborazione della Lipu, sono stati ricostruiti ruoli e metodi di quella che appare come una organizzazione strutturata, specializzata nella cattura e nel commercio illegale di cardellini e altre specie protette. Secondo quanto ricostruito dal personale della sezione ambiente, nucleo antibracconaggio e Gtoi della polizia metropolitana, a catturare i cardellini erano bracconieri professionisti, che usavano reti e trappole illegali come i cosiddetti cardellini "incamiciati" o "di bacchetta", ovvero uccelli legato ad uno spago che vengono fatti volare per piccoli tratti per richiamare altri esemplari.

Queste modalità, però, non consentono una selezione preventiva dei volatili, quindi venivano catturati anche i rapaci, come i gheppi, anche questi appartenenti a una specie protetta. E, in un questo caso, gli esemplari venivano uccisi schiacciando loro la testa con un sasso.

I cardellini catturati venivano quindi consegnati nel garage di Poggiomarino, dove quello che viene considerato il capo della banda pensava alla vendita, con prezzi tra i 100 e gli 8mila euro. Dalle intercettazioni è infine emerso che i cardellini venivano "addestrati" per migliorarne le caratteristiche canore, usando pratiche particolarmente crudeli, e, quando i risultati non erano quelli sperati, venivano uccisi, pratica di cui gli indagati si sarebbero anche vantati. Quelli migliori, invece, avevano anche loro una sorte terribile: in alcuni casi venivano accecati, perché un cardellino cieco canta ad ogni piccolo rumore.

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