Carcere di Poggioreale, ispezione di Ilaria Salis: “Diritti calpestati, così la riabilitazione è impossibile”

L'eurodeputata Ilaria Salis (Alleanza Verdi-Sinistra) ha visitato questa mattina il carcere napoletano di Poggioreale, con una ispezione «a sorpresa» effettuata usando le prerogative dei parlamentari. Le visite sono condotte a sorpresa, senza avvisare dell'arrivo, in modo da fotografare l'esatta situazione quotidiana che si trovano ad affrontare detenuti definitivi e in attesa di giudizio.
La struttura, che da tempo soffre di una doppia criticità legata al sovraffollamento dei detenuti da una parte e dalla carenza di organico delle forze dell'ordine dall'altro, è anche una delle strutture più vecchie d'Italia, con la costruzione che risale al 1905 e che rispecchia tutte le caratteristiche dei centri detentivi dell'Ottocento. Nato per ospitare circa 700 detenuti, oggi ne potrebbe detenere 1.611 ma l'ultimo censimento (30 ottobre) parla di 2.157 persone recluse: questo a fronte di 661 agenti effettivi contro gli 828 che sarebbero invece previsti: uno "scarto" di 546 detenuti in più contro 167 agenti in meno.
Salis, cosa ha visto a Poggioreale?
Il sovraffollamento è sicuramente il tema centrale, perché ormai ci sono celle da dieci persone con letti a castello di tre piani, che a volte vengono messi anche davanti alle finestre perché non c'è spazio nella cella. E questo comporta che le finestre non possano neanche aprirsi, bloccando il ricambio dell'aria e togliendo la già scarsa luce che entra dall'esterno. E dunque la prima cosa da fare sarebbe veramente comunque attuare delle delle misure deflative, cioè per per ridurre questo sovraffollamento pesante. L'altro elemento da segnalare è che la struttura in sé, che è vetusta, costruita quando le carceri non avevano una funzione riabilitativa. Poi ovviamente il sovraffollamento porta anche altri problemi: se i detenuti sono oltre la soglia massima ed il personale non è al completo, quelli che ci sono devono occuparsi di ancora più detenuti.
Ha avuto modo di parlare con i detenuti della casa circondariale napoletana? Che scenario le hanno raccontato?
Le problematiche dei detenuti sono appunto legate come detto alla struttura, ad esempio c'è l'acqua calda che magari funziona sì e no, anche nelle docce, quindi a volte capita che si facciano le docce fredde. Ci sono dei padiglioni, in particolare il Salerno e il Milano che tra quelli che ho visitato, dove il riscaldamento non funziona, quindi in alcune celle hanno delle stufette elettriche. Non hanno stendini, quindi stendono alle sbarre delle finestre perché non hanno spazi idonei. In un padiglione mi è addirittura stata segnalata la presenza di topi, e la difficoltà ad accedere alle cure mediche, alle visite psichiatriche, un problema quindi ad accedere alla sanità.
Lei, da insegnante, conosce l'importanza della rieducazione. Come vede, da europarlamentare, la situazione all'interno di Poggioreale?
Innanzitutto ci vorrebbero delle delle misure deflative perché comunque in una struttura dove vengono raggruppate persone per i motivi più disparati e si trovano in una condizione in cui non sono rispettati i loro diritti umani, come possono pensare di di riabilitarsi? Bisognerebbe vedere effettivamente chi avrebbe diritto a misure alternative perché la riabilitazione, si sa, è più facile che avvenga sul territorio piuttosto che all'interno del carcere. La lunga permanenza, infatti, fanno sì che sia più probabile la recidiva: in Italia è molto alta, siamo al 70% e ci sono paesi, appunto, del Nord Europa dove il carcere ha una funzione più riabilitativa, dove invece la recidiva si attesta sul 30%, circa. E poi sarebbero da potenziare tutti quei percorsi che sono formativi, quindi la possibilità di accedere a corsi di formazione, ma anche la possibilità di lavorare, perché poi quando uno esce è utile che abbia anche qualche soldo da parte per poter poi ripensare quella che è la la sua vita futura.