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La camorra mangia su vivi e morti: così funzionavano le estorsioni alle onoranze funebri al Cardarelli

Dove ci sono soldi c’è la camorra. Non stupisce quindi che il “sistema” si occupi anche delle onoranze funebri e si infiltri negli obitori degli ospedali napoletani. Lì, nel momento del dolore, qualcuno specula sull’ultimo viaggio terrreno: il sistema di intimidazioni ed estorsioni ai danni delle ditte di onoranze funebri confermato dall’inchiesta su ospedali, forniture e appalti.
A cura di Redazione Napoli
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Immagine di repertorio
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L'obitorio dell'ospedale Cardarelli è un fabbricato tetro già da fuori, in onore alla funzione che svolge dentro. Lo spiazzo in pietrisco in cui si alternano i parenti dei defunti che arrivano e sfogano il loro dolore dopo essere entrati e aver visto il volto di un loro caro ormai privo di vita, funge anche da area contrattazioni. Già: l'ultimo saluto è anche l'ultimo pagamento: quello alla ditta di onoranze funebri che deve organizzare le esequie. C'è da far arrivare la bara in fretta, altrimenti il morto resta in una cassa di metallo dell'obitorio, c'è da organizzare il funerale e contattare la chiesa, trovare un loculo in camposanti troppo affollati (pure quelli).

È l'ultimo caos napoletano nell'ultimo viaggio. E dove c'è caos, dove non c'è certezza delle regole, dove girano tanti soldi, il sistema di connivenze, omertà, intimidazioni, ruberie, estorsioni, violenza fisica e psicologica che comunemente da queste parti chiamiamo «camorra» prolifera.

Che la camorra "mangi" sui pure sui morti oltre che sui vivi, è cosa nota da tempo. Nell'inchiesta della Procura di Napoli che ha reso chiare le mani della camorra in estorsioni, forniture e appalti agli ospedali napoletani, sfociata in un blitz il 22 ottobre 2021 con oltre 50 tra arrestati e indagati, emerge chiaramente un quadro che ogni partenopeo ha avuto ben chiaro quando si è occupato di tristi incombenze funebri. Il meccanismo è chiaro: la malavita organizzata pretende dalle pompe funebri il pizzo, l'estorsione. Le pompe funebri inevitabilmente si rifanno sui clienti al momento del pagamento, per compensare i soldi versati ai clan.

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È uno degli imprenditori del settore, Gennaro Reale, ascoltato dalla Squadra Mobile di Napoli come persona informata dei fatti, «dopo un iniziale momento di reticenza» a dover ammettere l'evidenza dei fatti, suffragati da intercettazioni telefoniche e ambientali. L'agenzia di onoranze funebri pagava il clan del Vomero formato dalle famiglie Cimmino-Caiazzo per operare negli obitori e consegnava il denaro ad Andrea Basile, potente reggente della cosca fino all'arresto. Novemila euro in 3 tranches da tremila «corrisposte in prossimità delle festività natalizie, pasquali ed estive».  Cosa garantiva il pagamento? «Permettere alle ditte di lavorare serenamente sul territorio cittadino, ma anche limitare al massimo la concorrenza di altre ditte funebri all'interno dell'ospedale Cardarelli».

L'esclusiva sui morti negli ospedali

Il clan la chiamava «esclusiva». Ma era davvero così? Assolutamente no, ovviamente. Spiega lo stesso Reale, ascoltato dagli inquirenti, qual è il meccanismo

All'interno degli ospedali non esistono uffici di rappresentanza funebre autorizzati, ciò nonostante in occasione dei decessi che avvengono all'inferno, i familiari scelgono liberamente la ditta funebre che preferiscono ed è ovvio che qualora questi non abbiano preferenza gli interni a vario titolo operanti all'interno delle strutture sanitarie suggerirono le ditte ohe più ritengono qualificate ed affidabili. All'interno del Cardarelli la mia ditta gode di storica stima e come tale viene spesso suggerita da medici, infermieri ed operatori in genere. Peraltro la nostra ditta ha una filiale sita nelle immediate adiacenze del Cardarelli.

A riguardo però voglio precisare che non ricordo quando fui chiamato da Andrea Basile il quale mi propose di operare in via esclusiva nell'ospedale Cardarelli e negli ospedali che a suo dire rientravano nella competenza territoriale del suo clan come il Monaldi e il Pascale. Di fronte a tale proposta e l'autorità criminale dalli, quale proveniva acconsentii, pur consapevole che tal esclusiva non era di fatto realizzabile, dal momento che alle oltre cento ditte operami sul territorio napoletano non potrebbe essere inibito l'ingresso nei grandi ospedali cittadini.

Dunque cos'era l' «esclusiva»? Una sorta di garanzia di tranquillità: operare senza i fastidi che il mancato pagamento avrebbe potuto comportare. Come con ogni estorsione.

Ho in quell'occasione ben compreso cosa intendeva Andrea Basile quando parlava di esclusiva e cioè che mi avrebbe fatto operare tranquillamente all'interno dei "suoi" ospedali senza fastidi', dove per fastidi intendo minacce e danneggiamenti di ogni genere. Voglio precisare che la somma che pago annualmente al clan, per me e per le due dei miei cugini, comprende anche questa specie di esclusiva che mi hanno dato.

L'inchiesta ha svelato analoghi episodi estorsivi ai danni di Trombetta, altro nome importante delle onoranze funebri a Napoli. Quest'ultimo però è finito indagato poiché, secondo la pubblica accusa, «aiutava a eludere le investigazioni, riferendo alla Squadra Mobile di Napoli fatti non veri o comunque tacendo di aver subito richieste estorsive da parte dell'associazione camorrista denominata clan Cimmino-Caiazzo-Basile».

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