Camorra e politica, indagati sindaco di Cicciano ed ex candidato di Casamarciano: “Voti dal clan”

Giuseppe Caccavale, sindaco di Cicciano, avrebbe stretto un patto con alcuni esponenti del clan Russo, ottenendo voti per la sua elezione e promettendo favori al gruppo di camorra attivo nella cittadina del Napoletano; accusa analoga per Andrea Manzi, candidato sindaco non eletto a Casamarciano. Emerge dall'ordinanza eseguita oggi dai carabinieri nei confronti di 44 persone (34 in carcere, 10 ai domiciliari) tra Nola, Casamarciano e Cicciano. Caccavale e Manzi figurano tra gli indagati ma il gip ha rigettato per entrambi la misura cautelare richiesta dal pm.
Il voto di scambio a Cicciano
Lo scambio elettorale politico mafioso ipotizzato dagli inquirenti risale alle ultime elezioni, quelle del maggio 2023, che hanno visto eletto l'attuale sindaco col 51.6% delle preferenze. Il reato viene contestato ad Aniello Barbarino, Sabato Barbarino e Giovanni Romano, tutti ritenuti appartenenti al clan Russo, ad Antonio Bernardo, che avrebbe fatto da intermediario, e al sindaco Caccavale; per Aniello e Antonio Barbarino è stata disposta la custodia in carcere, per gli altri tre la misura è stata rigettata dal gip. Aniello Barbarino avrebbe provato a sostenere Caccavale, che era già stato sindaco dal 2002 al 2009, per conto del clan, ma secondo il gip avrebbe fatto "il doppio gioco", appoggiando anche il candidato opposto (non indagato).
Per il giudice per le indagini preliminari non si ravvisano prove che ci sia stato un accordo direttamente con Caccavale, mentre invece vi sono "gravi indizi" rispetto all'accordo tra Aniello Barbarino ed Antonio Bernardo, quest'ultimo sostenitore della lista di Caccavale, nella quale figura la sorella Carmela (non indagata) che è stata poi eletta ed ha assunto la carica di assessore alle Politiche Sociali.
Le elezioni inquinate a Casamarciano
Le elezioni a Casamarciano si sono tenute un anno prima, nel giugno 2022. Per questa vicenda il reato è contestato a Gennaro Nappi, Giuseppe Stefanile e Sebastiano De Capua (ritenuti appartenenti al clan Russo), Carlo Mascolo (intermediario) e Andrea Manzi, candidato sindaco non eletto; il gip ha applicato il carcere per i tre presunti camorristi ma rigettato la misura richiesta per gli altri due.
Manzi, secondo l'accusa, tramite l'intermediazione di Mascolo, Nappi e Stefanile, avrebbe accettato la promessa di procurare a lui voti, fatta da De Capua, in cambio di 18.500 euro e della disponibilità a soddisfare gli interessi del clan.