Camorra e gadget falsi del Napoli: nell’area Nord il clan decide chi rifornisce i negozi

Nessuno che viene a "bussare" per il pizzo, perché l'estorsione è a monte: chi vuole vendere i prodotti contraffatti del Calcio Napoli non può scegliere, il fornitore è unico ed è imposto dal clan. Sistema già da tempo prassi per chiedere la tangente ai commercianti, e che viene applicato anche nel settore che adesso va per la maggiore visti i risultati in campo e lo Scudetto che sembra ormai a un passo: gadget, sciarpe e maglie della squadra di Spalletti.
Il fornitore di prodotti falsi imposto dal clan
È quello che, apprende Fanpage.it da fonti qualificate, starebbe succedendo in diverse zone dell'area Nord di Napoli, in particolare nelle aree mercatali, dove i commercianti sarebbero stati già costretti a rifornirsi da un singolo grossista, a prezzi anche superiori a quelli di mercato: oltre al costo del materiale e al margine di guadagno del venditore c'è anche la tangente compresa, la parte che deve finire all'organizzazione criminale.
In questo modo i pericoli per chi chiede il pizzo vengono limitati, praticamente azzerati. Si tratta, all'apparenza, di normali transazioni commerciali, merce in cambio di denaro: qui i soldi, qui i prodotti e persino scontrino. Naturalmente con qualche piccola "attenzione" alle bolle di accompagnamento: di certo non possono figurare prodotti falsi del Napoli, ma basta scrivere genericamente di tessuti, bandiere colorate o magliette.
Le estorsioni alle bancarelle abusive
Nemmeno gli ambulanti abusivi sarebbero stati risparmiati dai clan: i clan di vari quartieri di Napoli avrebbero cominciato a imporre il pizzo alle bancarelle, in questo caso nella "modalità classica", pretendendo un obolo sui guadagni. Dietro questo fenomeno potrebbero esserci i nuovi scontri a Pianura, contesto in cui sarebbe maturato il ferimento di un 19enne, ora in condizioni gravissime in ospedale.