Alla Gaiola striscione con un water gigante: provocazione di Greenpeace contro gli scarichi in mare

Stamane Greenpeace ha appeso alla Gaiola uno striscione con un gabinetto e la scritta “basta scarichi” per chiedere maggiore tutela per le aree marine protette.
A cura di Vincenzo Cimmino
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Lo striscione raffigurante un gabinetto e la scritta "Basta scarichi"
Lo striscione raffigurante un gabinetto e la scritta "Basta scarichi"

Un gabinetto enorme e la scritta "basta scarichi". È lo striscione comparso questa mattina, 20 giugno, sull'arco dell'isolotto della Gaiola nel Golfo di Napoli. A piazzarlo lì sono stati le attiviste e gli attivisti di Greenpeace Italia per ricordare al governo che le Aree marine protette (le Amp) sono luoghi preziosi per tutelare la biodiversità marina e non posti dove convogliare nuovi scarichi fognari. Altri manifestanti, a poca distanza, sulla terrazza di fronte all'arco, hanno messo contemporaneamente al primo un secondo cartellone con il messaggio “le aree marine protette non sono una fogna”.

«Anziché proteggere la nostra straordinaria biodiversità marina, il governo vuole trasformare persino le aree di pregio in fogne a cielo aperto», ha dichiarato Valentina Di Miccoli di Greenpeace Italia. «La comunità scientifica ritiene che le aree marine protette siano gli unici strumenti efficaci per tutelare il mare. Piuttosto che mettere a rischio le poche aree già tutelate, dovremmo estendere la protezione dei nostri mari fino al 30% entro il 2030: obiettivo internazionale su cui l’Italia è clamorosamente in ritardo».

«Da oltre vent’anni il Parco Sommerso di Gaiola denuncia la totale incompatibilità dello scarico di troppopieno di Cala Badessa con le esigenze di conservazione della straordinaria biodiversità dell'Area Marina Protetta e della Zona Speciale di Conservazione (ZSC)», ha commentato Maurizio Simeone, direttore dell’Area marina protetta parco sommerso di Gaiola. «Anziché eliminarlo, il tanto atteso Praru di Bagnoli prevede il raddoppio della portata degli scarichi all’interno della ZSC. Una scelta incomprensibile che ripete e aggrava gli errori del passato, scegliendo come area sacrificale l’ultimo polmone biologico del Mare di Napoli».

Nel febbraio scorso Greenpeace Italia aveva presentato, con l'associazione Marevivo, un ricorso al TAR della Campania per chiedere che fosse riconosciuta l’illegittimità di un decreto del Ministero dell’Ambiente che autorizza il raddoppio degli scarichi fognari nella zona “Fondali marini di Gaiola e Nisida”, in prossimità dell’Area Marina Protetta parco sommerso di Gaiola e relativo proprio al Praru dell'ex area industriale di Bagnoli. Secondo le stime di Greenpeace, il mare protetto in Italia sarebbe meno dell'1%. Una percentuale, quella dell'associazione, diversa da quella ufficiale del governo. A spiegare la discrepanza sono gli stessi attivisti.

"Nel conteggio ufficiale delle aree protette", scrivono in una nota, "il nostro governo include anche i Sic, i Siti di interesse comunitario, aree individuate dalla "Direttiva habitat" europea per la loro importante biodiversità. In molti Sic però non vengono messe in atto misure di mitigazione o limitazione degli impatti antropici e manca anche una governance e una gestione dell'area che garantisca una tutela effettiva". Per sensibilizzare sull’importanza di proteggere la biodiversità marina, oltre che le comunità costiere, dagli impatti della crisi climatica, la nave Arctic Sunrise di Greenpeace sta navigando in questi giorni nei mari italiani. Partita dalla Francia, farà tappa a Venezia il 21 e il 22 giugno con un programma di attività aperte al pubblico, per poi proseguire il suo tour nel Mediterraneo verso Croazia e Grecia.

Greenpeace alla Gaiola
Greenpeace alla Gaiola
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