A Pianura un boss ragazzino e l’esercito di minorenni, carne da macello in mano ai clan

Poco più di venti anni, "figlio d'arte", l'appoggio di un trafficante di stupefacenti che gli garantisce coperture anche nei quartieri vicini, e nessun rivale attualmente in grado di mettere su un gruppo strutturato: è l'identikit del giovanissimo che avrebbe preso le redini della malavita organizzata a Pianura, nell'ennesima evoluzione della "camorra dei bambini" del quartiere di Napoli Ovest. Che ricorda il fenomeno esploso oltre dieci anni fa col clan Sibillo, ma con differenze di rilievo: qui i boss, seppur giovani, pescano tra quelli ancora più giovani, per farne manovalanza, carne da macello per imporsi sul quartiere.
A Pianura un unico gruppo organizzato
Scomparsi i clan storici come i Lago, smantellati i Marfella-Pesce e i Mele, negli ultimi tempi la faida eterna di Pianura aveva visto contrapposti i Calone-Marsicano e i Carillo-Perfetto. Poi c'è stata la parentesi della banda che sarebbe stata guidata da Massimo Santagata, anche lui giovanissimo, e anche lui ora detenuto; un nuovo gruppo che si è sfaldato sotto il peso degli arresti: "chi non si è unito ad altri gruppi, adesso consegna le spese a domicilio o si è messo a fare il muratore", racconta un investigatore esperto del territorio.
E, ora, la nuova riorganizzazione, che riguarderebbe il clan Carillo-Perfetto. O, almeno, la fazione Perfetto. Che non sarebbe stata bloccata dall'ergastolo inflitto di recente a Vitale Perfetto, alias "petto d'acciaio", condannato per l'omicidio dell'innocente Raffaele Pisa, ma avrebbe trovato nuova linfa nell'alleanza con un trafficante del Rione Traiano che avrebbe deciso di mettersi in strada non per ambizione personale ma per "difendersi" dalle sortite del gruppo Santagata.
L'accordo porterebbe vantaggi a entrambi: da un lato, la strada spianata nel quartiere Pianura, senza dover confrontarsi con altri gruppi; dall'altro, la sicurezza di preservare buoni rapporti con i clan del Rione Traiano, e in particolare coi Sorianiello, ovvero "quelli della 99", a cui il trafficante sarebbe legato.
I ragazzini reclutati dai clan
Un caso singolo non fa testo. Due, possono essere una coincidenza. Ma, quando i numeri si alzano, è probabile che si tratti di una strategia: circondarsi di minorenni, nella camorra, paga. E i motivi sono diversi. Innanzitutto, rischiano di meno: in caso di condanna le pene sono più basse. Poi, sono facilmente manipolabili, specialmente davanti all'illusione di poter fare qualsiasi cosa e ai soldi facile. Terzo aspetto, infine, non sono un pericolo per i boss: aspirano a "far parte di qualcosa", del gruppo, ma non potrebbero mai scalzare chi realmente tira le fila.
Gennaro Ramondino, ucciso dall'amico 16enne
E chi prova a fare il salto di qualità, viene fermato subito. Come ha dimostrato la tragica fine di Gennaro Ramondino, ucciso a colpi di pistola e il cui corpo, bruciato, è stato trovato in un terreno alla periferia di Pianura. Il giovanissimo che gli ha sparato, appena 16 anni al momento dell'omicidio, ha poi raccontato di averlo fatto perché spinto dal gestore di una piazza di spaccio, che lo avrebbe convinto della necessità di eliminare Ramondino in quanto il 20enne si sarebbe impossessato dei guadagni del gruppo.
Le scorribande per marcare il territorio
I nuovi assetti non avrebbero posto fine alle scorribande armate, con gli scooter che sfilano tra i palazzi; stavolta non come sfida a gruppi rivali, ma come modo per "certificare" la propria presenza sul territorio. Il manipolo conterebbe almeno una ventina di giovani, tra questi diversi minorenni; e ci sarebbe anche il nipote di un boss storico, che a discapito della giovanissima età avrebbe già dimostrato una certa praticità con le armi da fuoco.
Le scorribande non sarebbero, però, l'unico segno tangibile della presenza sul gruppo criminale del territorio; la convinzione di essere intoccabili avrebbe fatto già diverse vittime ragazzini che con la malavita non c'entrano nulla: sarebbero infatti diversi i casi di pestaggi "per uno sguardo di troppo" o per essersi lamentati di apprezzamenti volgari rivolti alle loro fidanzate.