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A Napoli Est il nome del boss Rinaldi sulla pelle: il tatuaggio distintivo dei clan di camorra

I tatuaggi avevano una importanza particolare nel clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio: gli affiliati avevano sul corpo un cuore con il numero 46, tatuaggio uguale a quello del boss, che indicava il civico dove abitano i vertici del clan. Uno degli affiliati era stato costretto a coprirlo dopo essere passato in un altro clan.
A cura di Nico Falco
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Il 46, come il civico di via Ravello dove abitano i vertici del clan. E dove abita, soprattutto, il capoclan Ciro Rinaldi, detto My Way (soprannome poi diventato Mauè). Quel numero era il segno distintivo della cosca, che lo stesso Rinaldi ha su un braccio, la cifra circondata da un cuore, e che gli affiliati si facevano tatuare per dichiarare la propria appartenenza al clan. Il segnale distintivo non era soltanto il simbolo della fedeltà al clan, ma serviva anche all'esterno, al di fuori del sistema camorra: era il "marchio" che provava alle vittime delle estorsioni che chi si era presentato per la "bussata" faceva davvero parte del gruppo di Ciro Rinaldi.

Il particolare dei tatuaggi emerge dall'ordinanza che si è tradotta oggi, 17 maggio, in 37 arresti nei clan di camorra della periferia orientale di Napoli: il cartello Rinaldi-Reale-Formicola, sponda Alleanza di Secondigliano, e il clan Silenzio. Un sistema camorra ben radicato sul territorio, come provato dalle indagini: anche la Festa dei Gigli di San Giovanni a Teduccio era diventata un palcoscenico per il clan Formicola, che nel 2017 aveva fatto sfilare il figlio di un boss su un calesse.

Dalle indagini è emerso che gli affiliati, quando intendevano riferirsi al clan Rinaldi, dicevano "dietro la 46", indicando così lo stabile all'isolato 46 di via Ravello dove abitano il boss e i vertici; un "codice" che non era usato soltanto tra camorristi, ma che era ben conosciuto anche da tutta la popolazione del quartiere. Il tatuaggio del boss, il cuore con all'interno la cifra, è diventato il marchio per almeno altri tre affiliati: due se lo erano fatto disegnare sull'avambraccio sinistro, nello stesso punto in cui lo aveva il capoclan, l'altro sul pettorale destro e si era fatto aggiungere anche la scritta "Mauè" in corsivo; lo stesso, in ossequio al boss, si era fatto tatuare anche il nome Ciro e così aveva chiamato suo figlio.

L'importanza dei tatuaggi per il clan Rinaldi viene sottolineata anche dai collaboratori di giustizia. Giorgio Sorrentino, già nel 2014, aveva parlato dei "marchi" presenti sul corpo degli affiliati e Luigi Gallo, nel 2018, aveva invece mostrato quello che aveva sul braccio, un cerchio col numero 8 al centro: in origine, aveva spiegato, era un cuore col numero 46, ma aveva dovuto coprirlo quando era passato tra le fila del gruppo rivale, alleato con i Mazzarella.

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