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A Napoli Est c’è un clan di camorra che non si può nominare: si chiama XX

A Ponticelli, nella zona Est di Napoli, c’è un clan che negli ambienti di camorra si preferisce persino non nominare: meglio usare una sigla, XX. È il gruppo che fa capo ad Antonio De Martino, giovane boss in passato legato ai De Micco e oggi a capo di un gruppo autonomo, detenuto e accusato di due omicidi di rilievo: quello del capopiazza Salvatore Solla e quello della donna boss Nunzia d’Amico.
A cura di Nico Falco
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Invece del nome, soltanto una doppia lettera: XX, una sigla usata come tag per firmare i palazzi ma senza lasciare nomi e cognomi impressi sulle mura. Tanto, non serve. Negli ambienti di mala di Ponticelli, a Napoli est, lo sanno tutti: si scrive XX, si legge De Martino. Il clan è uno di quelli principali nel quartiere, è attualmente in contrasto per il controllo di estorsioni e droga con l'alleanza composta dagli storici De Luca Bossa e dai Minichini e dagli Schisa.

Scontri che vanno avanti a suon di colpi di pistola e, tradizione per la malavita organizzata di Ponticelli, con le bombe: due sono state fatte esplodere nelle ultime 24 ore e gli obiettivi sarebbero proprio personaggi legati alla cosiddetta paranza degli XX. La prima, nella notte tra lunedì e martedì, ha distrutto un'automobile di un uomo vicino per legami di parentela a uno dei vertici del gruppo. La seconda, nella notte scorsa, è stata lanciata verso il rione Incis, roccaforte del clan, direttamente dal cavalcavia della statale: una boato tremendo, otto automobili con i vetri schiantati dalla potenza dell'esplosione.

La doppia X è probabilmente nata sui social, con Antonio De Martino, che con quella sigla contrassegnava i suoi post. Ed è diventato, quasi per convenzione, il nomignolo usato per riferirsi al giovane, evitando così anche di nominarlo, e di conseguenza anche al suo gruppo. Figlio del pregiudicato Francesco De Martino (gambizzato nel 2018 durante un permesso premio dal carcere e attualmente detenuto), ritenuto vicino al clan De Micco di Ponticelli, il 31enne è sua volta ritenuto un elemento di spicco prima del clan dei "Bodo", uomo di fiducia del boss e da lui indicato come erede, e successivamente del gruppo nato dopo la disgregazione del clan.

Detenuto, Antonio De Martino è stato già condannato per l'omicidio di Salvatore Solla, 63enne ritenuto fedelissimo del clan De Luca Bossa, ucciso il 23 dicembre 2016 in via Decio Mure, nel Lotto O, secondo gli inquirenti per ordine del clan De Micco. Nel settembre 2019 è stato raggiunto da un altro provvedimento cautelare, per un omicidio eccellente: quello di Nunzia d'Amico, la "Passilona", boss del clan D'Amico di Ponticelli che proprio coi De Micco era in guerra aperta; l'omicidio della donna, il 10 ottobre 2015, spianò la strada ai boss dei Bodo che in quel modo azzerarono il clan avversario e presero il controllo assoluto delle piazze di spaccio del rione Conocal.

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