Vigile uccide il suo capo per i turni di lavoro, Comune condannato a pagare 360mila euro di risarcimento

Il 29 giugno 2017 l'agente della polizia locale di San Donato Milanese (nella Città Metropolitana di Milano) Massimo Schipa ha ucciso con un colpo di pistola il suo superiore, Massimo Iussa, nel suo ufficio e, dopo aver rivolto l'arma contro di sé, si è tolto la vita. Ora, otto anni più tardi, la Decima sezione civile del Tribunale di Milano ha riconosciuto al Comune la responsabilità "civile per l'illecito penale commesso da un suo dipendente sul posto di lavoro" e lo ha condannato a versare 360mila euro di risarcimento, tra danni e spese legali, alla vedova di Iusa.
Erano all'incirca le 15 del 29 giugno del 2017 quando Schipa è entrato nell'ufficio di Iussa e con la sua pistola d'ordinanza gli ha sparato al petto. Il 52enne aveva poi rivolto l'arma contro di sé, uccidendosi, mentre il suo superiore è deceduto poco dopo il ricovero al Policlinico di Milano. Stando a quanto ricostruito nella sentenza firmata dal giudice Francesco Ferrari, che tra i due agenti della polizia locale del Comando di San Donato Milanese ci fosse un clima teso lo sapevano tutti, anche nella vicina sede comunale. Più volte Schipa e Iussa avevano discusso in merito ai turni di lavoro e agli straordinari, arrivando anche a presentare denunce per mobbing. Il 52enne avrebbe, infine, ucciso il vice comandante 49enne perché quest'ultimo lo aveva richiamato in servizio.
Per la Decima sezione civile del Tribunale di Milano, in questa vicenda emergerebbe "chiaramente il nesso di occasionalità intercorso fra le mansioni e le funzioni espletate da Schipa e il fatto illecito posto in essere ai danni del suo vice comandante Iussa". La sentenza, pubblicata l'11 settembre e resa nota dal Corriere della Sera, ha sottolineato come "l’omicidio sia stato commesso non solo utilizzando l’arma d’ordinanza in dotazione all’agente, ma all’interno dei locali del Comando, durante l’orario di servizio, e quale tragico sfogo di un malessere connesso proprio all’esercizio dell’attività lavorativa".
Il Comune di San Donato Milanese è stato, quindi, ritenuto responsabile della violazione della disciplina in materia di sicurezza sul lavoro. L'amministrazione comunale, infatti, non avrebbe previsto "accertamenti attinenti alla idoneità psicofisica al porto e all’uso di armi, omettendo altresì un aggiornamento periodico della valutazione del rischio collegato allo stress lavoro-correlato". Il Tribunale ha, quindi, riconosciuto la responsabilità civile dell'amministrazione comunale per quanto accaduto e per questo motivo dovrà risarcire la vedova di Iussa.