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Ultime notizie sull'omicidio di Laura Ziliani

Viaggio a Temù a 8 mesi dalla morte di Laura Ziliani, il sindaco: “Per tutti sono state le figlie”

Sono attesi per gennaio gli esiti dell’indagine che il medico legale ha svolto sul corpo di Laura Ziliani, l’ex vigilessa bresciana scomparsa lo scorso maggio e ritrovata cadavere ad agosto. Fanpage.it è andato nel paese al centro della vicenda, Temù, a quasi 8 mesi dall’inizio di una vicenda ancora avvolta dal mistero.
A cura di Chiara Daffini
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Laura Ziliani con le due figlie accusate del suo omicidio
Laura Ziliani con le due figlie accusate del suo omicidio
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È tutto bianco il paese che ha dato nome e natali al giallo del 2021. E a Temù, località montana dell’alta Val Camonica, in provincia di Brescia, oltre alla neve è sceso il silenzio. Sono trascorsi quasi otto mesi da quando, nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021, si sono perse le tracce di Laura Ziliani, 55enne ex vigilessa, vedova, mamma di tre figlie. Il suo corpo è stato ritrovato la mattina dell’8 agosto lungo gli argini dell’Oglio, non distante dalla cittadella in cui aveva vissuto insieme al marito per oltre 20 anni, prima di trasferirsi in città. Dal 24 settembre due delle tre figlie, Silvia e Paola Zani, di 27 e 19 anni, insieme al fidanzato della prima, Mirto Milani, sono in carcere con l’accusa di omicidio. Ma come, esattamente, sia stata uccisa Laura Ziliani ancora non si sa: il medico legale ha chiesto tempo e i risultati delle indagini sul corpo della donna dovrebbero essere resi noti nel mese di gennaio.

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L'amica di Laura: Voleva farsi il vaccino, così ci saremmo riviste in tranquillità

"In via Ballardini ormai la gente evita di andarci – racconta a Fanpage.it un turista abituale -, ha paura di incontrare i giornalisti". E in effetti un uomo dalla finestra grida "Andate via!" non appena vede la telecamera. Nella stradina buia spicca il foglio bianco attaccato con il nastro adesivo da pacchi al portone d’ingresso del numero 11: "Vietato l’accesso. Locali sottoposti a sequestro a disposizione dell’autorità giudiziaria". Era la casa di Laura Ziliani ed è il luogo dove, si presume, la donna abbia trascorso le sue ultime ore.

Poche abitazioni, nei dintorni, hanno mantenuto le targhette con il citofono, tra queste quella di Nicoletta Chirica, che di Laura era una grande amica: "Non riesco ancora a credere che sia morta – dice quasi sussurrando -, però se guardo dal balcone vedo che non c’è più nessuno". Laura e Nicoletta erano quasi dirimpettaie: "Si affacciava e mi chiamava: ‘Nico, vieni a prendere un caffè!'. L’ultima cosa che mi ha detto è che aveva voglia di farsi il vaccino, così avremmo potuto tornare a frequentarci in tranquillità". Un’amicizia di lunga data, proseguita anche dopo il trasferimento di Laura a Roncadelle, vicino alla città: "Quando ero triste sapeva sempre farmi ritrovare il buon umore e poi mi aiutava in tutto quello che poteva – ricorda la donna -, anche con le bambine. Le nostre figlie sono cresciute insieme". Mai Nicoletta avrebbe immaginato che la compagna di giochi di sua figlia fosse accusata dell’omicidio della mamma: "Laura non mi ha mai parlato male delle ragazze, né di nessuno, era molto fiera delle sue figlie". E infatti, nel gruppo whatsapp in cui organizzava le escursioni insieme agli amici, a chi proponeva per domenica 9 maggio una gita in montagna, l’ex vigilessa aveva risposto: "Io Festa della mamma, vado dalle mie bambine".

"Bambine" che, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbero stordito Laura con le benzodiazepine, per poi ucciderla e lanciare l’allarme alle 11.58 di sabato 8 maggio. Appena due ore dopo il suo "mancato rientro da una passeggiata in montagna". E sempre da Silvia e Paola Zani parte l’appello disperato alla tv locale TeleBoario: "Se qualcuno sa qualcosa si presenti subito alla casa del soccorso alpino di Temù – dicevano piangendo -, qualsiasi informazione potrebbe aiutarci a trovarla". A essere trovate, invece, qualche settimana dopo sono prima una e poi l’altra scarpa da trekking di Laura. Ed è proprio l’incongruenza legata a questo dettaglio, insieme ad altre contraddizioni, a mettere sotto indagine quello che è oggi conosciuto come "il trio criminale".

Il primo cittadino di Temù: Laura non era tranquilla per le liti sul patrimonio

Nessuno, né i suoi colleghi al Comune di Roncadelle né gli amici o gli inquilini degli appartamenti in affitto, aveva visto qualcosa di strano nella donna. Ma, rivela il sindaco di Temù, Giuseppe Pasina: "Una sua amica molto stretta mi ha confidato che la Ziliani non era tranquilla: da Pasqua si preoccupava per gli scontri con le figlie Silvia e Paola sulla divisione del patrimonio familiare". Patrimonio per lo più lasciato in eredità dal marito di Laura, Enrico Zani, morto nel 2012 sotto una valanga mentre praticava scialpinismo. Dei 25 immobili e degli 11 terreni sparsi per la provincia di Brescia, la Ziliani voleva lasciare una quota più consistente alla figlia Lucia, che riteneva di dover tutelare, vista la sua disabilità.

Oltre a Silvia e Paola, in disaccordo con questa decisione era anche Mirto Milani, 27enne originario di Lecco, ufficialmente fidanzato con Silvia e ufficiosamente amante di Paola. La stessa palazzina di via Ballardini era motivo di dissidio familiare: lo stabile avrebbe dovuto essere sottoposto a lavori di ristrutturazione e trasformato in un b&b. La Ziliani aveva chiesto un contributo alle figlie, in quanto comproprietarie, prevedendo però un investimento più elevato rispetto a quello voluto da Silvia, Paola (e Mirto).

Il sindaco: I cittadini di Temù non hanno dubbi sul fatto che siano state le figlie

Dubbi sono sorti anche sui genitori del ragazzo: "Il fatto che dopo la scomparsa di Laura siano subito venuti a Temù a mettere a posto gli appartamenti e a riscuotere gli affitti – accenna il sindaco – ha preoccupato gli inquirenti". La mamma e il papà di Mirto, appena dopo i fatti, si erano trasferiti temporaneamente in Val Camonica: "Per stare vicini alle ragazze – racconta Giannina Pertoccoli, del bar Stazione, a Ponte di Legno -. Venivano sempre qui a fare colazione, poi a un certo punto non li ho più visti. Ma mi sembravano due persone normalissime, erano preoccupati perché Laura non si trovava". Tutto però resta ancora sul piano delle ipotesi, anche se, secondo Pasina: "I cittadini di Temù non hanno dubbi sul fatto che siano state le figlie, ma c’è preoccupazione: il timore è che la vicenda venga dimenticata e che magari tra qualche tempo le ragazze tornino in libertà, senza che si sappia e si punisca mai chi ha commesso il crimine". "Penso che come me tutti in paese aspettino il responso del medico legale – commenta Adriano Caristia, abitante di Temù -, almeno per darle una sepoltura dignitosa".

Per ora Silvia, Paola e Mirto restano in carcere. E in silenzio. Così come l’intera famiglia di Laura, comprese la mamma, Marisa Cinelli, e l’altra figlia, Lucia Zani. Pure gli amici con cui era cresciuta nel quartiere di Chiesanuova preferiscono non parlare, ma ci lasciano alcune fotografie di Laura da ragazza. Anche in quelle sorride.

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(Articolo e video a cura di Chiara Daffini)

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