Una mamma a Milano: “Lavoro e ho 3 figli. Il centro estivo costa 2800 euro al mese, e dalle 16 serve la baby sitter”

La nostra redazione riceve ogni giorno testimonianze di genitori, lavoratori alle prese con le difficoltà di conciliare professionalità, vita privata e familiare con i profondi cambiamenti della società contemporanea. Se anche tu vuoi raccontare la tua storia a Fanpage.it questo è lo spazio per te.
"Con tre figli il centro estivo a Milano diventa un lusso. Noi spendiamo quasi 700 euro a settimana, più di 200 euro a testa". È la testimonianza di Giulia M., 40 anni, che nel capoluogo lombardo vive da sempre e lavora nel reparto amministrativo di una multinazionale. I suoi figli hanno sette, otto e dieci anni e frequentano la scuola elementare.
"Il mio è un impiego full time, con orari vincolati e pochissimo smart working. Mio marito invece è libero professionista, ma non sempre riesce a staccarsi dal lavoro. E così solo a giugno, ho già preso una valanga di permessi in ufficio per tappare i buchi che si sono venuti a creare nella gestione dei bambini: una volta riuscivamo a coprire gran parte del periodo estivo con i campus, ma adesso è diventato proibitivo". A pesare sono ovviamente i costi. Sotto la Madonnina, secondo l'ultima indagine realizzata da Adoc ed Eures, occorrono infatti 227 euro a settimana per il tempo pieno nei centri estivi cittadini: praticamente il doppio di Napoli, con 123 euro, per un totale di 1.816 euro per un figlio e 3.505 euro per due figli in otto settimane.
È la media cittadina, non la tariffa di un esclusivo centro internazionale. Nel caso di Giulia, con tre figli, sarebbero sui 5.450 euro tra giugno e luglio per il centro estivo di un'associazione sportiva che si trova nei pressi di casa. Dove le attività giornaliere si svolgono al chiuso all'interno di un palazzetto, e dove i piccoli devono portarsi il cibo da casa (senza poterlo mettere in frigorifero). "Quasi 700 euro in una settimana sono un salasso, e non è nemmeno previsto uno sconto per chi ha più di un figlio. Un prezzo già altissimo che è aumentato nel giro di pochi anni: ora il campus costa 220 euro, mentre due anni fa era 150. Quest'anno abbiamo quindi ridotto notevolmente il periodo, non possiamo permetterci di spendere quelle cifre per tutta l'estate: per il tempo che avanza cercheremo di organizzarci con i nonni, che però lavorano ancora, e lo smart working di mio marito".
Posti costosissimi che, tra l'altro, per i genitori non è semplice ottenere. "Ogni anno, già in inverno, parte la gara per accaparrarsi un posto: è sfiancante. I centri estivi comunali a basso costo, modulabile a seconda del reddito, vengono letteralmente presi d'assalto, obbligando i tanti che restano fuori a rivolgersi alle associazioni cittadine. Mentre gli oratori, vista la mole di richieste, tendono a rivolgersi ormai a chi frequenta il catechismo e la comunità parrocchiale visto che il più delle volte pochi educatori, il più delle volte impreparati vista la giovane età, si trovano costretti a gestire un fiume di bambini".
Il risultato, forse, di uno scollamento tra il tempo dei genitori lavoratori e quello del calendario scolastico, che lascia a casa i bimbi per tre lunghissimi mesi (contro le 6/8 settimane di Germania, Francia, Regno Unito) mentre i genitori sono al lavoro. Dodici infinite settimane in cui gli adulti sono alle prese con un vero e proprio puzzle di incastri, compromessi, richieste di aiuto in famiglia, esborsi economici e sacrifici di ogni genere. "I campus, nonostante i costi elevatissimi, finiscono poi tendenzialmente alle 16. Un orario lontanissimo da quello delle aziende e degli uffici, che costringe chi non può contare sul supporto dei familiari a dover comunque pagare la baby sitter che vada a prendere i figli". Ancora un costo extra, insomma. "Così, anche se abbiamo due buoni stipendi e qualche risparmio, in questa città ogni anno arranchiamo".
La soluzione è complessa, ma non impossibile. "È necessario ripensare il tempo della scuola, così è un incubo. Questo sistema è figlio del mondo di una volta, non più compatibile con la vita di oggi: un tempo tante mamme non lavoravano, i nonni erano più giovani e la famiglia in generale più vicina, più estesa. Adesso ci si sente soli, senza aiuti. Così come sarebbe necessario anche uno sforzo anche da parte dei datori di lavoro, con permessi appositi e flessibilità per i genitori di bimbi piccoli". Altrimenti, è tutto un mettere mano al portafoglio, prosciugando le risorse delle famiglie sempre più ridotte dall'aumento costante del costo della vita. E così anche il ceto medio, soprattutto d'estate, soccombe sotto il peso di prezzi ingestibili e organizzazioni da equilibristi.
"Io e mio marito dobbiamo prendere le ferie sfalsate, pur di prolungare il periodo di vacanza dei bimbi: facciamo una settimana insieme intorno a Ferragosto e le altre separati, per prolungare il periodo di vacanza dei bimbi. Così, oltre al costo dei centri estivi in città per giugno e luglio, si aggiunge quello che è diventato fare le vacanze in famiglia ad agosto. Nel classico villaggio, per cinque persone, ormai si spendono sui 6mila euro a settimana. Non ce lo possiamo permettere: quest'anno, ad esempio, andremo ospiti da alcuni amici".