Una mamma: “A Milano anche far fare sport ai figli è diventato costoso, per i miei devo pagare oltre 2mila euro”

La nostra redazione riceve spesso storie e racconti di genitori che devono far i conti con costi elevati di attività sportive, ludiche o di semplice gestione dei figli. Se anche tu vuoi raccontarci la tua storia, scrivici qui.
"Permettere ai bambini di fare sport a Milano? Sta diventando sempre più costoso". È la testimonianza rilasciata a Fanpage.it di Giada R., 42 anni, mamma di tre figli in età scolare (otto, dieci e undici anni) e assunta in una grande azienda multinazionale della città.
"Innanzitutto c'è una questione logistica non da poco, ovvero che i bimbi finiscono la scuola intorno alle 16 e i corsi iniziano verso le 17, 18 al massimo. Ma quale genitore lavoratore, visto che la stragrande maggioranza ha orari d'ufficio e non ha i nonni a portata di mano, riesce a uscire prima delle 18? Si rende quindi necessario il costosissimo supporto della baby sitter che accompagni i figli a fare sport, una spesa extra da sostenere almeno due volte a settimana per un solo figlio. E non sempre un aiuto su cui poter contare ciecamente".
Il vero tema, però, riguarda i costi delle attività sportive. "Il corso di tennis annuale di mio figlio è aumentato da 550 a 690 euro in un solo anno, senza nessun preavviso. E attenzione, non parliamo di un circolo esclusivo. Si tratta di una semplice associazione di quartiere fuori dalla circonvallazione, che organizza anche lezioni di calcetto. Addirittura l'offerta comunale di Milanosport per lo stesso corso qui vicino a casa costa addirittura di più, sugli 800 euro".
Senza contare che, il più delle volte, le famiglie pagano l'abbonamento annuale al momento dell'iscrizione, in un'unica rata. "A settembre, per tre figli, ci troviamo a tirare fuori oltre 2mila euro tra tennis, danza, pallavolo. In un momento in cui ci sono da pagare i libri e il materiale scolastico e dopo il salasso dei centri estivi e delle vacanze di agosto. Quest'anno, per una settimana in montagna, abbiamo speso 700 euro solo per il noleggio di tre biciclette. Normali mountain bike, non elettriche".
Ma non è l'unica opzione data alle famiglie a Milano. "Le scuole pubbliche, devo dire, fanno un bel lavoro perché mettono a disposizione le palestre per delle associazioni esterne che si aggiudicano lo spazio attraverso un bando, e i bimbi possono così fare sport direttamente a scuola dopo le lezioni. I piccoli fanno merenda, sport ed escono verso le 18/18.30, un orario decisamente più compatibile con la quotidianità di tantissimi genitori e che non richiede ogni settimana organizzazioni familiari studiate con fatica a tavolino. Però ci sono troppe criticità. Strutture il più delle volte inadeguate, corsi affollatissimi con decine e decine di bambini che quasi non riescono a muoversi in spazi così ristretti. Senza contare che i prezzi, comunque, non mi sembrano così calmierati: per il calcetto di mio figlio pagavo comunque sui 450 euro".
Sono spese non necessarie, quelle dei corsi di sport per i figli? Un modo come un altro di occupare il tempo libero o addirittura un passatempo da cittadini annoiati? "Fare sport con frequenza, essere educati al movimento fin da piccoli è fondamentale, non può essere un'opzione per le élite. È una questione di salute, di mentalità e di disciplina, di far crescere futuri adulti con abitudini sane, di contenere la spesa sanitaria per tantissime malattie. E ancora di amicizia, di gruppo, di conoscenze".
"Dovrebbe funzionare come all'estero: lo sport di qualità dovrebbe già fare parte dell'offerta scolastica pubblica, diventare veicolo di borse di studio e di possibilità concrete nella vita. Poi certo, affiancando naturalmente anche l'offerta privata, ma dovrebbe poter essere davvero solo un'aggiunta. Invece lo sappiamo tutti come funziona a scuola in Italia. Alle elementari i miei figli non hanno neanche l'insegnante di educazione fisica: la maestra di turno mette un video, per un paio d'ore scarse, e finisce lì. Il doposcuola? Diventa troppo spesso un parcheggio per genitori lavoratori, e non una reale opportunità per i bambini che lo frequentano".
La questione, come sempre, impatta sulle fasce di popolazione più in difficoltà. E ormai, con il carovita alle stelle in città, anche sul ceto medio, ovvero sulle coppie e le famiglie che potrebbero contare su stipendi nella media nazionale (circa 35.616 euro lordi, ovvero 2mila euro netti al mese). Ma che, con costo della vita e affitto (a Milano, se non si ha una casa di proprietà, quello di un monolocale in periferia pesa oltre la metà della busta paga mensile), sono drasticamente ridotti. "Abbiamo sempre tenuto sotto controllo le spese di casa, ma adesso stiamo iniziando a fare sempre più rinunce. Un tempo, ogni tanto, andavamo a fare qualche gita di famiglia in treno in qualche meta vicina come Bologna. Adesso solo i biglietti per cinque persone sono diventati insostenibili, non ce li possiamo più permettere".