Ucciso da un ex assessore a Voghera, la famiglia rifiuta il risarcimento da 220mila euro: “Vogliamo giustizia”

Durante l'udienza preliminare che si è svolta oggi, giovedì 11 settembre, nel tribunale di Pavia, la famiglia di Younes El Boussettaoui, il 39enne ucciso con un colpo di pistola a Voghera da Massimo Adriatici (ex assessore alla sicurezza del Comune), ha rifiutato il risarcimento di 220mila euro proposto dai difensori. Attraverso gli avvocati di parte civile, Debora Piazza e Marco Romagnoli, i familiari hanno dichiarato di non volere solo un risarcimento, ma anche e soprattutto giustizia: "Erano già stati depositati degli assegni mesi fa davanti a un notaio – ha detto Piazza – e la famiglia non aveva accettato la proposta".
"La somma proposta come risarcimento non restituisce l'esatto valore del danno che i familiari della vittima hanno subito – ha aggiunto l'avvocato Romagnoli – Se la famiglia dovrà essere risarcita, dovrà essere un giudice a stabilire quanto e come". Bahija El Boussettaoui, sorella di Younes, si è detta soddisfatta per il fatto che l'ipotesi di reato a carico di Adriatici sia stata cambiata da eccesso colposo di legittima difesa a omicidio volontario: "Sarebbe dovuto essere così sin dall'inizio", ha dichiarato in tribunale.
I fatti risalgono al 20 luglio 2021, quando in piazza Meardi El Boussettaoui, 39enne con problemi psichiatrici e senza fissa dimora, fu colpito da un proiettile esploso da Adriatici, allora assessore alla sicurezza di Voghera. Prima del colpo tra i due c'era stata una colluttazione: in un primo momento sembrava che Adritici avesse sparato mentre cadeva sul marciapiede e dopo aver ricevuto uno schiaffo. Le immagini di alcune telecamere, però, mostrarono l'assessore che camminava dietro la vittima poco prima dello sparo.
Il primo processo ad Adriatici si era aperto con l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Il 6 novembre 2024, però, la giudice Valentina Nevoso aveva chiesto alla Procura di Pavia di modificarla, elencando tutte le condotte di Adriatici che non giustificherebbero la legittima difesa. Anche in qualità di ex poliziotto, aveva sostenuto la giudice, Adriatici avrebbe potuto valutare meglio la situazione e sparare altrove, ad esempio alle gambe. La giudice aveva quindi chiesto alla Procura la riqualificazione del reato in omicidio volontario con dolo eventuale.
A quel punto il pubblico ministero Roberto Valli, che nel primo processo aveva chiesto per Adriatici una condanna a 3 anni e 6 mesi, ha deciso di rinunciare all'indagine, che è stata presa in carico dai procuratori Fabio Napoleone e dall'aggiunto Stefano Civardi. I due pm hanno indagato Adriatici per omicidio volontario e hanno chiesto il rinvio a giudizio, sul quale si deve pronunciare ora il giudice per l'udienza preliminare Luigi Riganti.
All'inizio dell'udienza di oggi i difensori di Adriatici hanno chiesto il ricorso al rito abbreviato, che consentirebbe uno sconto di pena in caso di condanna. Sulla richiesta si esprimerà il Gup nella prossima udienza, prevista per il 23 ottobre. Ieri la difesa dell'ex assessore ha anche depositato nuovi documenti riguardanti l'aspetto psicologico dell'imputato, l'arma usata e i proiettili. I pm e gli avvocati Piazza e Romagnoli non ritengono legittima la produzione di questa nuova documentazione e anche su questo aspetto di dovrà esprimere il Gup.