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Uccise la madre di 94 anni a Jerago: assolta perché incapace d’intendere e di volere

La donna di 72 anni che nel giugno dello scorso anno uccise l’anziana madre 94enne è stata assolta. La sentenza della Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio ha stabilito che la donna era incapace d’intendere e di volere. La 94enne era da tempo affetta da una malattia degenerativa che aveva esasperato il rapporto non semplice con la figlia, complicato ulteriormente dal lockdown.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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La donna che nel giugno dello scorso anno uccise l'anziana madre colpendola con una statuetta è stata assolta. Gianna G., 72 anni, è stata ritenuta incapace d’intendere e di volere in riferimento all’omicidio della madre 94enne, Giulia Giacomini. Lo ha stabilito oggi la Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio, anche se la sentenza di assoluzione si poteva intuire già dalle prime udienze che avevano evidenziato il difficile rapporto tra le due donne dovuto alla malattia degenerativa della 94enne e allo stato psichiatrico della figlia. La donna di 72 anni aveva colpito con una statuetta la madre nella notte tra il 2 e il 3 giugno dell’anno scorso e lo aveva confessato quasi subito agli inquirenti.

Un rapporto difficile esasperato dal lockdown

Gianna G. abitava con il marito a Jerago, nel Varesotto, nello stesso caseggiato della madre, affetta da tempo da una malattia degenerativa che aveva reso molto complicato l'accudimento. Il rapporto tra le due, come riporta il quotidiano "La Prealpina", era già difficile da tempo, ed era peggiorato ulteriormente durante il lockdown causato dall'epidemia da Covid-19, che aveva isolato ulteriormente la donna, fortemente provata dall'atteggiamento dell'anziana madre affetta da Alzheimer. L’assoluzione, una volta esaminata nel dettaglio la vicenda delle due donne, era stata chiesta dallo stesso pubblico ministero. L'omicidio aveva sconvolto la piccola comunità di Jerago Con Orago, un paese di poco più di 5 mila abitanti in provincia di Varese, e in merito all'accaduto era intervenuto anche il sindaco Emilio Aliverti che conosceva la famiglia e aveva parlato di "persone riservate". La donna, che fin da subito si era dimostrata molto provata dalla situazione, era stata inizialmente condotta al carcere di Como, mentre attualmente si trovava in libertà vigilata.

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