Uccise il domestico in una villa a Milano, la perizia esclude il vizio di mente del 28enne: “Sa simulare”

Era pienamente capace di intendere e di volere al momento dei fatti Dawda Bandeh, il 28enne accusato dell'omicidio del collaboratore domestico Angelito Acob Manansala, trovato senza vita la sera di Pasqua, lo scorso 21 aprile, nel salotto di una villa liberty in via Randaccio, non lontano dall'Arco della Pace, in centro a Milano. A stabilirlo è stata la perizia psichiatrica disposta dal gip Domenico Santoro, nell'ambito delle indagini coordinate dal pm Andrea Zanoncelli.
Il giorno dell'omicidio
I fatti si sono verificati lo scorso 21 aprile quando, la mattina di Pasqua, Bandeh – 28enne, originario del Gambia, regolare e residente a Bulgarograsso (in provincia di Como) – ha fatto irruzione nella villa in via Randaccio. Poco prima l'uomo aveva già tentato di entrare in un appartamento al sesto piano di un condominio in via Melchiorre Gioia, poco distante dalla stazione centrale.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, poco dopo essere entrato nella villa si sarebbe trovato di fronte il collaboratore domestico, Angelito Acob Manansala, rincasato dopo una passeggiata con il cane. È a quel punto che Bandeh lo avrebbe strangolato prima che potesse chiedere aiuto. Il presunto killer avrebbe quindi trascorso l'intera giornata all'interno della villa insieme al cadavere dell'uomo alla ricerca di qualcosa da rubare, "dormendo e mangiando".
A lanciare l'allarme intorno alle 18:00 è poi stato il proprietario di casa – un imprenditore di 51 anni, noto esponente della comunità ebraica – al rientro dopo una settimana di ferie insieme alla figlia. Una volta all'ingresso, il 51enne avrebbe notato la porta aperta e, subito dopo, il cadavere del collaboratore domestico sul pavimento. Dietro di lui, la sagoma di un estraneo che rovistava nei cassetti del salotto. È a quel punto che l'imprenditore avrebbe chiuso la porta dietro di sé per chiamare il 112. Così, quando la polizia è arrivata sul posto, il ladro era ancora bloccato all'interno della villa.
L'arresto e l'interrogatorio
Dopo essere stato fermato con l'accusa di omicidio ai danni di Angelito Acob Manansala, durante l'interrogatorio del gip Bandeh ha ammesso di aver fatto incursione nell'appartamento la mattina, di aver fatto colazione, di essersi lavato e di aver dormito all'interno della casa, approfittando dell'assenza dei proprietari che si trovavano in vacanza.
Tuttavia, il 28enne non ha fatto cenno all'uccisione del domestico: in un primo momento ha spiegato di aver visto solo "una pianta a terra", "pezzi di una scopa rotta", "ma non la persona morta". Secondo i suoi racconti, Bandeh avrebbe visto il corpo già a terra solo in un secondo momento, cosa che lo avrebbe lasciato "molto disorientato". Di fatto, il 28enne ha riferito di non sapere che cosa fosse successo, che quelli erano "giorni confusi" perché "pioveva" e "faceva freddo".
La perizia psichiatrica
Gli esiti dell'autopsia hanno, però, confermato i sospetti degli inquirenti emersi durante i primi accertamenti: il collaboratore domestico è stato strangolato e, come suggerirebbero alcune ferite sul collo, colpito con un manico di scopa. Proprio per questo, il pm Andrea Zanoncelli ha chiesto una perizia psichiatrica per Bandeh.
Anche perché nell'ordinanza il gip ha parlato "di gravi indizi" sull'omicidio a carico del 28enne e ha spiegato che, sebbene Bandeh abbia accennato a una condizione di disorientamento, non si potevano non considerare alcuni elementi che fanno ipotizzare una "lucida azione": si è cambiato i jeans che aveva addosso e che ha riposto piegati per indossare un paio di pantaloni trovati in casa ed è uscito e rientrato nell'abitazione, dove si è impossessato di un portafoglio con 90 euro e 3mila dollari custoditi in un armadio e dove è stato trovato morto il collaboratore domestico.
Nei giorni scorsi sono, infine, arrivati gli esiti della perizia, discussi anche in udienza, che escludono vizi di mente del 28enne e anzi sottolineano la sua capacità di "simulare". Nelle prossime settimane, entro fine anno, la Procura chiuderà le indagini per la richiesta di processo.