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“Truffati da una finta dentista, abbiamo chiesto indietro 2.400 euro ma ci ha presi a martellate”: parla la vittima

Una coppia è caduta nella “truffa del falso dentista” perdendo più di 2000 euro. Quando i due sono andati al presunto studio medico per riaverli indietro sono stati brutalmente picchiati con coltello e martello da tre ragazzi. Il racconto della coppia a Fanpage.it.
A cura di Giulia Ghirardi
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"Mi hanno aggredito con tre coltellate e due martellate, una sulla spalla e l'altra in testa. Mi hanno portato in ospedale in codice rosso". A parlare è Giuseppe, una delle persone cadute nella "truffa del finto dentista" che ha raccontato a Fanpage.it dell'aggressione subita lo scorso 2 maggio quando, dopo essersi recato in via Aretusa, a Milano, al presunto studio dentistico per riavere indietro i proprio soldi, ha trovato ad attenderlo tre ragazzi che lo hanno assalito con coltello e martello.

"Mia moglie è un odontotecnico, la signora che ha pianificato la truffa (di nazionalità cubana) si è presentata a noi come dentista per fare alcuni lavori: le mandavamo le impronte e lei ci preparava le protesi, dei ponti, cose così. Al tempo non sapevamo che, in realtà, era un'assistente alla poltrona che praticava abusivamente. Dopo un anno ha chiesto un prestito a mia moglie per poter comprare del materiale specialistico", ha spiegato Giuseppe a Fanpage.it. "Fino a quel momento non avevamo mai avuto problemi con lei quindi mia moglie le ha fatto il prestito: circa 2400 euro. Dopo alcuni mesi abbiamo cominciato a chiamarla per capire quando ce li avrebbe restituiti. Inizialmente ci ha fatto un bonifico di 500 euro che, però, aveva una causale sbagliata, diceva: "Saldo acquisto crociera", come se fossimo un'agenzia di viaggi. In più, il nome dell'intestatario era sbagliato, mancava una lettera. In ogni caso, il bonifico è stato rifiutato. Ne ha poi fatto un altro, l'ha lanciato, ha fatto la stampa della ricevuta e poi, subito dopo, lo ha annullato. Anche questo, neanche a dirlo, non è mai arrivato. Infine, il 26 aprile ne ha fatto un altro di 120 euro che è arrivato. Ma gli altri oltre 2000 euro? L'ho chiamata e le ho detto che se non avessimo avuto indietro i soldi, mi sarei rivolto a un avvocato. Lei a quel punto ha iniziato con le offese e le minacce".

È a questo punto che Giuseppe, insieme alla moglie, ha deciso di recarsi in via Aretusa, all'indirizzo del presunto studio medico della debitrice. "Quando abbiamo citofonato sono usciti tre soggetti, tutti di nazionalità colombiana. Quando mia moglie ha chiesto dove fosse la signora una ragazza le ha tirato un pugno in bocca, mentre i due ragazzi mi hanno spintonato, mi hanno buttato a terra e mi hanno preso a pugni. Fortunatamente siamo riusciti ad andarcene. Quella volta le forze dell'ordine non sono intervenute, ci hanno solo detto di andare in ospedale", ha raccontato ancora Giuseppe a Fanpage.it.

"Siamo tornati in via Aretusa qualche giorno dopo, il 2 di maggio", ha continuato Giuseppe. "Oltre a mia moglie, con noi c'erano altre due persone che rivolevano indietro i proprio soldi. Abbiamo citofonato, ma all'inizio non ha risposto nessuno. Dentro, però, c'era qualcuno perché la veneziana si muoveva. Poi, improvvisamente, dalla strada è arrivato uno dei ragazzi. Ha alzato la maglietta e sotto aveva un coltello. L'ho immobilizzato contro il muro, ma in quel momento sono usciti gli altri tre: due donne e un uomo. Una delle donne mi ha tirato una martellata in testa, poi una al braccio, poi alla spalla. Mi ha destabilizzato, ho dovuto mollare e il ragazzo che a quel punto mi colpito con un fendente".

"Ho provato a chiamare il 112, ma non vedevo niente, non riuscivo a sbloccare il telefono perché grondavo di sangue", ha ricordato Giuseppe. "Quando mi sono girato, ho visto mia moglie con la testa che grondava di sangue e un'altra signora con un taglio sul braccio. Quando alla fine hanno chiamato i carabinieri, gli aggressori si sono nascosti dentro l'appartamento. Quando sono entrati i carabinieri hanno trovato le due donne nascoste dentro il cassettone del letto. Li hanno presi e li hanno portati carcere. Tutti, tranne la truffatrice che è riuscita a scappare. L'abbiamo vista due giorni dopo i fatti in Via Rembrandt, camminava tranquilla come se nulla fosse".

Dopo il ricovero, Giuseppe è stato convocato dal gip per raccontare l'accaduto e fare l'identikit degli aggressori. "Fa male il raggiro, l’idea di essersi fidati e di essere stati truffati in tanti", ha concluso Giuseppe a Fanpage.it. "In più, rimane la paura, per me, per mio figlio e la mia famiglia".

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