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Tombe dei bambini mai nati riesumate a Brescia: i pm chiedono la condanna a due anni per due funzionarie del Comune

La Procura ha chiesto la condanna a due anni di carcere per la responsabile ai servizi cimiteriali del Comune di Brescia, Monik Liliana Ilaria Peritore, e la direttrice di settore, Elisabetta Begni. Secondo l’accusa nel 2021 avrebbero ordinato la rimozione di 2.500 tombe di bambini mai nati senza darne adeguato avviso alle famiglie.
A cura di Alice De Luca
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Foto da LaPresse
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La Procura di Brescia ha chiesto due anni di carcere per due funzionarie del Comune di Brescia accusate di aver ordinato la rimozione delle tombe dei bambini mai nati (cioè nati morti o deceduti per aborto spontaneo o volontario) a cui era dedicata una parte del cimitero Monumentale di Brescia. Nel 2021, tuttavia, le tombe furono rimosse senza che la maggior parte delle famiglie fossero state avvisate. Undici di queste famiglie si sono costituite parti civili nel processo che ha visto imputate proprio le due funzionarie: la responsabile ai servizi cimiteriali, Monik Liliana Ilaria Peritore e la direttrice di settore, Elisabetta Begni. La sentenza è attesa per il 26 settembre.

I fatti risalgono, appunto, al periodo compreso tra ottobre e novembre del 2021, quando le sepolture di 2.500 bambini furono riesumate. Il Comune, a quanto riferito, aveva affisso l'avviso della rimozione sull'albo pretorio e all'interno del cimitero, ma le famiglie hanno criticato la scarsa visibilità data alle comunicazioni che in alcuni casi, per questioni di privacy, non presentavano nemmeno i nomi delle tombe che sarebbero state riesumate. "Quando sono arrivata al Vantiniano con il mio mazzo di fiori e non ho trovato più la tomba del mio piccolo ho pensato che è stato strappato ingiustamente alla terra due volte" aveva raccontato una mamma.

"Non c'è stato nessun avviso – si è lamentato un altro genitore – Nè erano stati affissi sulle lapidi i bollini appositi che indicano la rimozione in atto". Ma il Comune aveva risposto in una nota: "Oltre all’avviso affisso all’albo e nella bacheca d’ingresso del Cimitero almeno 90 giorni prima dell’inizio delle attività, sono stati affissi i medesimi avvisi anche sul perimetro dei riquadri interessati dall’esumazione, su appositi supporti metallici, ben visibili ai visitatori del cimitero. Gli avvisi non hanno il consueto elenco dei nominativi dei sepolti in quanto, per motivi di privacy, si è ritenuto di comunicare di rivolgersi ai custodi e agli uffici per richiedere informazioni". Per quanto riguarda invece la mancanza di bollini, l'amministrazione si era giustificata parlando di un "problema" dovuto a "tempistiche e costi"

Secondo la Procura, però, le esumazioni erano state troppe rispetto al numero di posti necessari da liberare e, inoltre, avevano riguardato tombe che non avevano ancora raggiunto il limite massimo di 10 anni di sepoltura. Da qui la richiesta di condanna per le due impiegate.

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