576 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
News sulla strage di Samarate

Strage di Samarate, Alessandro Maja condannato all’ergastolo per aver ucciso a martellate moglie e figlia

È stato condannato all’ergastolo Alessandro Maja, l’uomo che nel maggio del 2022 uccise a martellate moglie e figlia nella sua casa di Samarate (Varese). In aula era presente anche il primogenito Nicolò, sopravvissuto alla follia del padre.
A cura di Giorgia Venturini
576 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

È arrivata la sentenza all'ergastolo per Alessandro Maja, per aver ucciso a martellate la moglie e la figlia nella loro casa di Samarate, in provincia di Varese, una notte di maggio del 2022. L'uomo è stato condannato anche a 18 mesi di isolamento diurno.

Il tribunale, dopo cinque ore di camera di consiglio, ha accolto la richiesta della pubblico ministero Martina Melita. In aula per tutto l'attesa della sentenza era presente il figlio Nicolò, ridotto in fin di vita dal padre e oggi sostenuto da amici e familiari. Dopo la requisitoria della scorsa udienza, aveva detto: "Spero che mio padre abbia la pena che merita, ho pensato a mia madre e mia sorella".

Il figlio Nicolò era presente in aula: "Giusto l'ergastolo"

L'unico sopravvissuto alla tragedia, dopo che il padre aveva preso a martellate anche lui, si è presentato in Tribunale per la prima volta senza sedia a rotelle: camminando da solo e accompagnato dal nonno materno Giulio, dallo zio Mirko e da altri parenti. Ha indossato, così come ha fatto per tutte le altre udienze, una t-shirt con la foto della madre e della sorella, per "portarle sempre con me".

In Tribunale poco prima della sentenza Nicolò aveva precisato: "Non penso di poter perdonare mio padre per quello che ha fatto, ma lo vorrei incontrare per chiedergli una spiegazione". Dopo la sentenza ha affermato: "È giusto così".

Le scusa di Alessandro Maja

In aula invece Alessandro Maja aveva chiesto scusa: "Nicolò, mi hai conosciuto come padre e forse come padre ti sono piaciuto. Purtroppo la cosa è successa e non si torna indietro, non penso al suicidio". Poi aveva aggiunto: "Ho commesso un reato imperdonabile e chiedo perdono, non so come scusarmi".La difesa aveva chiesto le attenuanti generiche e il riconoscimento del vizio parziale di mente.

Nella ultime udienze l'imputato aveva fatto sapere di aver rinunciato all'eredità della moglie e di aver deciso di dare immediatamente 15mila euro al figlio per le cure.

576 CONDIVISIONI
69 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views