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Si suicida per lo sfratto, la consigliera Rozza: “Drammatico rimanere senza casa a 71 anni, serviva un’alternativa”

Un 71enne si è ucciso mentre gli notificavano lo sfratto, facendo riaccendere nel dibattito pubblico la situazione abitativa degli indigenti in Lombardia. La redazione di Fanpage.it ha intervistato Carmela Rozza, consigliera regionale in quota Pd, che da decenni si occupa del tema.
A cura di Matteo Lefons
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Il nostro giornale riporta spesso storie e testimonianze in prima persona dei lettori, fondamentali per accendere un faro su questioni sociali come caro casa, povertà, difficoltà quotidiane. Se hai una storia simile puoi contattare la redazione di Fanpage.it: questo spazio è per te

Questa mattina, mercoledì 8 ottobre, un 71enne si è buttato dal sesto piano dell'appartamento in cui viveva mentre l'ufficiale giudiziario stava per notificargli lo sfratto. Una tragedia enorme quella accaduta a Sesto San Giovanni (Milano), che ci dà ancora più materiale di riflessione sul tema degli indigenti, di come vengono ignorati dalle istituzioni e dalle case vuote che, se ci sono, spesso rimangono vuote. La redazione di Fanpage.it ha interpellato Carmela Rozza, consigliera regionale in quota Pd, che si occupa da decenni di cercare soluzioni per le persone economicamente in difficoltà.

Buongiorno consigliera Rozza, oggi è successa una brutta tragedia… 

Sì, è una tragedia tremenda, anche perché si tratta di una persona di una certa età. A 71 anni è drammatico pensare di rimanere senza casa, con nessuno che ti offra nemmeno una soluzione temporanea. Non lo conoscevo di persona, se si fosse rivolto a me non sarebbe rimasto solo. Il vero problema sono i servizi dei comuni.

Ci sono differenze tra una città grande come Milano e paesi più piccoli come Sesto San Giovanni, luogo in cui si è consumato questo suicidio?

Una città come Milano prova a dare delle risposte, magari non perfette, a situazioni del genere. Alloggi temporanei, centri di accoglienza, dormitori, tendenzialmente una soluzione si trova. Lì gli uffici giudiziari seguono le persone indigenti, le guidano nelle pratiche per l'assegnazione delle case popolari. Nei paesi come Sesto i comuni non prendono in carico niente e nessuno, e spesso i sopralluoghi per gli sgomberi vengono fatti "tout court", senza dare tempo alle persone di trovare altre sistemazioni.

L'uomo aveva più di 70 anni. Quella degli anziani è una fascia particolarmente colpita da stati di indigenza?

Ci sono due categorie di indigenti, una delle quali riguarda solo gli anziani. Si tratta di vittime del fenomeno di finita locazione, cioè anziani affittuari che vivono in case i cui proprietari sono morti. Tante volte agli eredi non importa molto: puntano solo a liberare l'appartamento per metterlo in affitto a prezzi superiori o per venderlo. E gli anziani restano senza casa. Poi ci sono i lavoratori, spesso con famiglia, che non riescono a sostentarsi, ad arrivare a fine mese e quindi diventano dei morosi.

Quali sono le criticità politiche di questa situazione?

Ci sono due grandi problemi che impediscono di aiutare a dovere le persone che ne hanno bisogno. La legge della Lombardia impone a un indigente di fare richiesta di alloggio popolare solo nel comune di residenza. Quindi il signore di 71 anni non poteva rivolgersi a Milano, ma solo a Sesto. E poi solo il 20 per cento degli alloggi disponibili può andare a chi non riesce a sostentarsi. Questo significa che su 1800 case messe a disposizione dal comune di Milano, solo 360 vanno ai bisognosi. Pochissime. Da tempo noi dell'opposizione abbiamo chiesto il superamento di questo 20 per cento o quantomeno la possibilità di fare domanda per un alloggio in tutta la Lombardia, ma la linea della destra è soltanto teorica. Fanno fatica a distinguere gli indigenti dai clochard.

Anche perché le case vuote ci sono.

In tutta la regione ho censito 38mila case vuote tra proprietà dei comuni e case Aler (Aziende Lombarde per l'Edilizia Residenziale Pubblica, ndr). Di queste, 16mila sono a Milano. Proprio ieri mi hanno bocciato una mozione sulle case degli enti sanitari. Ne ho contate ottocento, ma saranno molte di più, e la metà sono sfitte o inagibili. Ho chiesto di fare il censimento dello stato di manutenzione, di valutare quali sono le cifre che servono per ristrutturarle. Ma niente, ai governatori non interessa. Hanno una visione ideologica fuori dalla realtà, non danno le risposte che servono ai cittadini e mantengono migliaia di case vuote.

Pensa che questa tragedia possa servire a smuovere le istituzioni?

Non è il primo suicidio che capita da quando faccio questo lavoro, cioè da trent'anni. Di solito se ne parla per due giorni e poi tutto come prima. Io ormai sono nauseata. Il tema delle case si tratta solo nei periodi pre campagne elettorali, nelle campagne elettorali e il giorno dopo ne parla solo Rozza.

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