Sciopero al Teatro alla Scala, un dipendente: “Prima la coda per lavorare, oggi la gente se ne va. Ecco perché”

"Lavoro in Scala da 25 anni. In tutti questi anni il Teatro non ha fatto altro che peggiorare", ha riferito a Fanpage.it uno dei dipendenti che dalle prime ore di questa mattina, sabato 13 settembre, sta scioperando in via dei Filodrammatici, davanti al Teatro alla Scala di Milano. "Una volta c'era la coda per lavorare qui, oggi le persone se ne vanno".
La protesta è stata indetta e organizzata dall’assemblea dei lavoratori dei Laboratori Ansaldo e dal CUB (Confederazione Unitaria di Base) Informazione e Spettacolo di Milano e provincia per portare attenzione su alcune problematiche nascoste dietro lo scintillio del teatro numero uno in Italia che ogni giorno toccano decine di lavoratrici e lavoratori. In particolare, le richieste – già anticipate all'azienda in Sala Gialla, ma "sostanzialmente ignorate" – riguardano l'aumento dell'organico, per generare turnover e consentire ai lavoratori di operare con ritmi sostenibili; l'aumento salariale, troppo basso rispetto al carovita e soprattutto non competitivi con realtà esterne; e l'introduzione di corsi di formazione.

"Siamo in stato di agitazione da parecchi mesi perché ci sono troppe cose che non vanno e lavorare non è più sostenibile. Quando sono arrivato, negli anni Novanta, nel mio reparto seguivamo circa 4 allestimenti di opere e avevamo 22 assunti, 5 stagionali in organico e 3 stagionali fuori organico, per un totale di 30 lavoratori", ha spiegato ancora il dipendente a Fanpage.it. "Con il trasferimento in Ansaldo, il cambio della sovrintendenza e l'incremento di produzione, siamo passati a fare 15 allestimenti a stagione con nuovi metodi di lavoro eppure oggi siamo soltanto in 23. In più sono richieste nuove competenze, nuove tecnologie, nuovi macchinari, nuovi metodi di lavoro". Dunque, il carico di lavoro è aumentato e il personale è diminuito. In più, "c'è davvero poca considerazione dei lavoratori", ha rincarato il dipendente. "Tutto questo dal Teatro che ci si aspetta sia il più importante d'Italia che – di fatto – non è stato in grado di stare dietro a questi cambiamenti".
C'è poi un altro tema importante. "Il nostro è un lavoro particolare che si impara solo facendolo, con la pratica sul campo", ha proseguito il dipendete. "Oggi c'è un problema di turnover gravissimo. Abbiamo bisogno di persone da formare perché se non si riuscirà a garantire un ricambio le competenze andranno perse. Una volta c'era la coda di gente che voleva entrare. Adesso, purtroppo, non più perché abbiamo un reddito ai minimi termini".

Da qui la volontà di scioperare. "Oggi la gente se ne va perché non ce la fa più, perché la passione non basta. Vogliamo solo essere messi nelle condizioni di lavorare meglio per riportare il Teatro alla qualità di una volta", ha concluso il dipendente a Fanpage.it. "Vogliamo che si torni ad avere la coda di 20 anni fa". Ma perché protestare proprio oggi? "Perché c'è la consegna delle scenografie per la prima che si terrà come di consueto il prossimo 7 dicembre. L'obiettivo è rallentare la produzione. Così magari ci ascolteranno".