Producevano in opifici cinesi in Italia ma con l’etichetta “Made in Romania”: cosa svela l’inchiesta su Tod’s

La Procura di Milano ha chiesto al gip Domenico Santoro di disporre la misura interdittiva del divieto di pubblicizzare beni e servizi per 6 mesi nei confronti di Tod's, l'azienda specializzata nella produzione di calzature e abbigliamento di lusso con sede a Sant'Elpidio a Mare (in provincia di Fermo, nelle Marche). Nell'inchiesta condotta dal pm Paolo Storari, la stessa società e tre suoi manager sono indagati per caporalato. Secondo l'accusa, infatti, Tod's sarebbe stata "perfettamente a conoscenza dello sfruttamento lavorativo patito dai lavoratori cinesi" degli opifici ai quali i suoi fornitori si rivolgeva. Come appreso da Fanpage.it, in particolare in due di queste sarebbero state applicate etichette con la scritta "Made in Romania" nonostante i prodotti venissero realizzati a Baranzate (Milano) e Vigevano (Pavia), e in quest'ultima avrebbero lavorato, in nero, anche cinque persone già destinatarie di decreti di espulsione dal territorio nazionale.
La filiera di produzione di Tod's
L'inchiesta del pm Storari ha ricostruito la filiera di produzione della quale si serviva Tod's per la realizzazione dei suoi prodotti. L'azienda si rivolgeva inizialmente a Ritaglio magico di Farioli Mario: una ditta con sede a Castellanza (in provincia di Varese), la quale non aveva "alcun dipendente in organico". Per circa 10 anni, l'azienda avrebbe ricevuto "da Tod's ordini per la realizzazione di giacche e pantaloni professionali", come divise da lavoro per hotel e ristoranti. Una volta ricevuta la richiesta e ordinato il tessuto necessario. Ritaglio magico inviava tutto "alla ditta Maurel srl (con sede a Robbio, Pavia, ndr) per la realizzazione finale, mentre "le etichette nella loro forma venivano disposte dalla società Tod's".
Ritaglio magico non poteva realizzare gli ordini in serie che gli venivano commissionati da Tod's, proprio perché senza dipendenti, ma da contratto poteva esternalizzare la produzione a quattro società di nazionalità rumena e alla Maurel di Robbio. Quest'ultima, a sua volta, esternalizzava a una serie di opifici cinesi, tra cui: Zen Confezioni srls di Baranzate (Milano) e Lin Qingdong di Vigevano (Pavia).
Le etichette "Made in Romania" per prodotti realizzati in Lombardia
Stando a quanto ricostruito nel corso delle ispezioni eseguite all'interno della ditta, la Zen Confezioni è un opificio a conduzione cinese, con qualche lavoratore assunto ai quali sarebbero stati affiancati altri irregolari. All'interno dello stabilimento sarebbe stato rinvenuto un laboratorio con 63 macchine da cucire, mentre al piano superiore posti letto e una cucina e due locali del magazzino adibiti a dormitorio. Sarebbe stato rinvenuto anche un impianto di videosorveglianza funzionante che riprendeva il laboratorio in diretta, anche se sarebbe stato installato senza autorizzazione.
La ditta produceva "esclusivamente capi d'abbigliamento a marchio Tod's", come appunto giacche e pantaloni. Dall'ispezione, però, è emerso che le etichette applicate ai capi indicassero la Romania quale Paese di produzione, con la dicitura "Made in Romania". Tra gli altri, sono state sequestrate 114 giacche marchio Tod's e dicitura "Made in Romania", così come 15 pantaloni e una giacca. In un sacchetto di plastica trasparente sarebbero state trovate 153 etichette con riportato il marchio del brand ‘Tod's' e la marchiatura "Made in Romania", anche se non sarebbe stata trovata alcuna documentazione che attestasse la "provenienza lecita dei capi".
Le stesse etichette sarebbero state trovate anche nell'azienda Lin Qingdong di Varese, nonostante i capi d'abbigliamento di marca ‘Tod's' fossero prodotti proprio al suo interno. Oltre a macchinari non conformi con le norme sulla sicurezza sul lavoro, con i dispositivi di sicurezza rimossi per aumentare la produttività, sarebbe stato scoperto a novembre dell'anno scorso che, a parte tre assunti e una in tirocinio, la maggior parte dei dipendenti lavorava in nero. Non solo, cinque di questi sarebbero stati già destinatari di decreto di espulsione da parte dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Pavia.