Processo Pifferi, il pm De Tommasi chiede cambio gup ma il presidente del tribunale lo conferma: “Solo preconcetti”

"Le argomentazioni svolte dal pubblico ministero" del processo-bis all’avvocata e alle psicologhe di Alessia Pifferi, per chiedere al giudice dell’udienza preliminare Roberto Crepaldi di astenersi dal processo, "appaiono soltanto suggestive e frutto di preconcetti che certamente non possono ledere il principio costituzionale del rispetto del giudice naturale precostituito per legge".
Sono le parole del presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, che non ha accolto l’istanza con la quale il pm Francesco De Tommasi aveva chiesto al gup Roberto Crepaldi di farsi da parte nel processo, previsto il prossimo 1 luglio, all’avvocata Alessia Pontenani, a un consulente psichiatra della difesa e a quattro psicologhe del carcere San Vittore, accusati di aver falsificato test per favorire la richiesta di perizia psichiatrica di Alessia Pifferi, la 39enne poi condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi nel luglio del 2022.

Nessuna possibilità di parzialità insomma da parte del giudice, come adombrato dal pm De Tommasi. Secondo il pm che ne aveva chiesto l'astensione, informando e condividendo la decisione con il Procuratore di Milano Marcello Viola, il giudice Crepaldi aveva infatti "formulato pubblicamente" delle "critiche sull'azione" della Procura e "sulla piena legittimità e correttezza delle indagini" prendendo parte a un comunicato dell’Anm (di cui Crepaldi è componente) diffuso a febbraio dopo l'iscrizione nel registro degli indagati di Alessia Pontenani, interpretato da De Tommasi come "espressione di un pregiudizio verso la legittimità, la correttezza e la finalità dell’indagine condotta dal pm".
Roia ha osservato invece che il giudice Crepaldi, in qualità di componente di un organismo collegiale come l'Anm, nell'ambito dell'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito come la libera manifestazione del pensiero all'interno di un organismo rappresentativo, si è limitato a concorrere a scrivere un comunicato nel quale si richiamava genericamente il rispetto ad alcuni "principi fondamentali dell'ordinamento giuridico quali il diritto di difesa, la necessità di accertare la verità in "un ambiente privo di condizionamenti", la "presunzione di non colpevolezza, l’organizzazione dell’ufficio del pubblico ministero in relazione a singole responsabilità comportamentali".