Impagnatiello, la Procura fa ricorso: “Ha premeditato l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano”

Alessandro Impagnatiello avrebbe maturato il suo proposito omicida nei mesi precedenti il 27 maggio 2023, giorno in cui uccise a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano nella loro abitazione a Senago (Milano) quando era al settimo mese di gravidanza.
Lo sostiene la Procura Generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, che ha depositato ieri in Cassazione un ricorso contro il mancato riconoscimento della premeditazione da parte dei giudici della Corte d'Assise d'Appello, che lo scorso giugno hanno comunque confermato la condanna all'ergastolo riconoscendo le altri aggravanti della crudeltà (undici coltellate quando la giovane era ancora in vita) e del vincolo della convivenza.
Secondo la sentenza di secondo grado, infatti, Impagnatiello avrebbe somministrato per mesi e mesi topicida e altre sostanze tossiche alla compagna incinta non per ucciderla, ma solamente con l'intento di farla abortire dal momento che il figlio in arrivo rappresentava per lui un "ostacolo" alla vita che avrebbe in realtà voluto vivere: i continui tentativi di Impagnatiello di avvelenare con topicida e ammoniaca la fidanzata, durati da dicembre 2022 a pochi giorni prima dell'omicidio nel maggio 2023, sarebbero stati insomma finalizzati a colpire il feto, di cui Alessandro Impagnatiello "auspicava la soppressione anche a costo di ledere la salute e l'integrità fisica della madre, nonché sua compagna di vita". Del resto, per i giudici non vi sarebbero in fondo "prove" che "consentano di retrodatare il proposito" del 32enne di uccidere la fidanzata rispetto al giorno in cui l'ha uccisa e ha tentato di bruciare il corpo, che ha poi fatto ritrovare quattro giorni dopo nei pressi di un box. "Vergogna, vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto", aveva commentato la sorella di Giulia, Chiara Tramontano, dopo la sentenza. Ora la parola passa alla Cassazione.