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Perché Stefano Binda è stato risarcito dopo l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi

A Stefano Binda è stato riconosciuto il massimo del risarcimento: gli saranno dati oltre trecentomila euro. L’uomo ha trascorso oltre tre anni in carcere perché accusato di aver stuprato e ucciso la sua ex compagna di classe Lidia Macchi. Accusa dalla quale è poi stato assolto. Da qui, la richiesta e il riconoscimento del risarcimento.
A cura di Ilaria Quattrone
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Stefano Binda ha ricevuto il massimo del risarcimento. L'uomo era stato accusato – adesso assolto – dell'omicidio della studentessa 21enne Lidia Macchi. La ragazza è morta nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987 a Cittiglio, comune in provincia di Varese. A Macchi sono state inflitte ben 29 coltellate, ma il suo assassino non ha ancora un volto.

Stefano Binda ha trascorso tre anni in carcere

Nel 2015, Stefano Binda – ex compagno di liceo della ragazza e appartenente a Comunione e liberazione – viene indagato. Il 15 gennaio 2016 viene portato in carcere dove vi rimane fino al 24 luglio 2019. Proprio il 24 luglio, la Corte d'Appello di Milano – la cui decisione è stata confermata dalla Cassazione nel gennaio 2021 – ha cancellato l'ergastolo che gli era stato dato nel 2018 dalla Corte d'Assise di Varese.

A quanto ammonta il massimo del risarcimento

I suoi legali, Patrizia Esposito e Sergio Martelli, hanno presentato istanza alla V Corte d'Appello dove poi è stato riconosciuto il massimo risarcimento. Questo è di 235,87 euro per ciascuno dei giorni trascorsi in carcere che, nel caso di Binda, si tratta di ben 1.286 giorni. In totale si arriva quindi alla cifra di 303.328mila euro.

Nelle pagine dell'istanza, come riporta il quotidiano "Il Corriere della Sera", viene ripercorso l'iter processuale che viene descritto "come una sorta di delirio pericoloso di qualche inquirente dissennato".

Per i giudici, non è stato provato che Binda fosse autore della poesia "In Morte di un'amica". Inoltre "l'alibi è stato ritenuto provato".

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E mentre la Procura sosteneva che ci fossero "sei diversi versioni dell'alibi fornite da Binda a amici e conoscenti", per i giudici bisognerebbe confrontarsi con la sentenza assolutoria che mostra come l'uomo abbia dato "una sola versione".

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