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Omicidio di Giulia Tramontano

Perché non è stata riconosciuta la premeditazione ad Impagnatiello condannato per aver ucciso Giulia Tramontano

Sono state depositate le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato all’ergastolo Alessandro Impagnatiello, accusato del femminicidio di Giulia Tramontano. Ecco perché è stata escusa la premeditazione.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di ieri, mercoledì 3 settembre, sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Milano che ha condannato all'ergastolo Alessandro Impagnatiello. L'ex barman ha ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza, a Senago (Milano) a maggio 2023. I giudici di secondo grado hanno escluso però la premeditazione. Perché?

Prima di tutto Impagnatiello, secondo i giudici della Corte d’Appello di Milano, ha ucciso Giulia Tramontano perché "lo aveva sburgiadato dinnanzi a coloro che, ai suoi occhi, rappresentavano la proiezione “pubblica” di sé, la facciata ostentabile, infliggendogli quella ch’era per lui intollerabile umiliazione". 

Nelle motivazioni della sentenza è citata la testimonianza di un collega di Impagnatiello che racconta la telefonata intercorsa tra la vittima e il suo assassino. In particolare, la frase di Giulia: "Io sono davanti al tuo lavoro che credo che da oggi non lo sarà più". E ancora le parole del killer: "Avvisami quando stai per arrivare, avvisami". Per i giudici proprio in quell’arco temporale – il rientro a casa di Impagnatiello avvenuto alle 17 e quello della vittima alle 19 – sarebbe stato maturato l’intento omicidiario e non prima.

Per la Corte è irrilevante "conoscere quali azioni siano state dal medesimo compiute in quelle due ore di attesa, se abbia rimosso il tappeto, fatto spazio tra i mobili oppure coperto il divano con un telo impermeabile". Inoltre, sempre per i giudici, la somministrazione di veleno (avvenuta nei mesi precedenti il delitto) era volta al procurare l’aborto alla compagna e non a ucciderla. L’intento omicidiario nei confronti di Tramontano sarebbe stato maturato soltanto in quelle ore.

Sempre nelle motivazioni della sentenza è sottolineato che non si può parlare di dolo d'impeto, ma di dolo di proposito: qualcosa comunque di pensato e predisposto per un "certo lasso di tempo intercorrente tra la decisione e l'esecuzione". Per la Corte in quelle due ore, tra il rientro a casa di Impagnatiello e quello di Tramontano, nell'assassino "l'idea di ricorrere alla violenza omicida si è radicata persistendo ostinatamente. Fino al compimento di un delitto che, per efferatezza, ha i tratti della crudeltà". 

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