Omicidio Sharon Verzeni

Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare in aula: “Non l’ho uccisa io, ho confessato solo perché ero stressato”

Moussa Sangare, l’uomo che è accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni avvenuto nel 2024 a Terno d’Isola (Bergamo), ha nuovamente ritrattato la sua confessione. Ha sostenuto di aver confessato dopo l’arresto “solo perché stressato”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Moussa Sangare e Sharon Verzeni
Moussa Sangare e Sharon Verzeni
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"Ho confessato solo perché ero stressato": sono queste le parole che nella giornata di oggi, lunedì 10 novembre 2025, ha pronunciato Moussa Sangare, il ragazzo che è stato accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni durante l'interrogatorio davanti ai giudici del Tribunale di Bergamo. La donna è stata uccisa a coltellate in strada tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola, comune che si trova in provincia di Bergamo. E per questo delitto, dopo un mese, è stato arrestato proprio Sangare che ai carabinieri aveva confessato sostenendo di non conoscere Verzeni, di averla vista e averla uccisa e di averla fatto "senza un motivo". Quella notte infatti sarebbe uscito proprio con l'intento di "eliminare qualcuno". 

E oggi, a distanza di più di un anno da quella confessione che già negli scorsi mesi ha più volte ritrattato, Sangare ha sostenuto di aver confessato "solo perché ero stressato e pensavo che così mi avrebbero rilasciato". Eppure l'uomo è stato individuato sia grazie alla sua bicicletta, la cui targa è stata ripresa dalle telecamere, che grazie agli abiti indossati quella sera. Nonostante questo, anche oggi continua ad affermare di essere passato da lì in bici e di aver visto "Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via". Ha poi affermato che gli sarebbe "presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo" e per questo si sarebbe liberato dei vestiti e del coltello.

Poco dopo l'arresto però erano state trovate sul suo cellulare le note in cui c'erano le indicazioni relative a dove trovare il coltello. E aveva spiegato di non aver buttato l'arma nel fiume "perché volevo tenerlo come ricordo". Il pubblico ministero ha poi ricordato che, durante gli interrogatori, proprio lui aveva detto di aver colpito la donna con 4-5 coltellate. Un'informazione poi confermata dall'autopsia e di cui nessuno, nel momento in cui Sangare l'ha detta, era a conoscenza: "Me l'hanno detto i carabinieri nell'interrogatorio", ha ancora sostenuto l'uomo.

Per lui ad aver ucciso Verzeni, sarebbe una persona di Terno "che sapeva come evitare le telecamere". Però sulla sua bicicletta ci sarebbero tracce del Dna della vittima: "Questa è l'unica cosa che non mi spiego", ha rincarato. Durante l'udienza erano presenti sia il padre di Verzeni che il compagno: "Oggi (Moussa Sangare, ndr) ha avuto la possibilità di dare un messaggio che confermasse quello che era successo, ma è voluto restare nella sua posizione e nella sua dichiarazione tentando di difendersi e di essere considerato non colpevole".

Il padre ha poi aggiunto: "Vogliamo solo che si faccia veramente giustizia". 

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