Omicidio di Fabio Ravasio a Parabiago, Fabio Lavezzo sentito in aula: “Volevano uccidere anche la madre”

Questa mattina davanti alla Corte di Assise di Busto Arsizio (in provincia di Varese) è stato sentito il 33enne Fabio Lavezzo, imputato insieme ad altre sette persone nel processo sull'omicidio di Fabio Ravasio, investito da un'auto mentre si trovava in bicicletta a Parabiago il 9 agosto 2024. Secondo quanto ha ricostruito l'accusa, il piano di uccidere Ravasio sarebbe stato organizzato dalla compagna 49enne Adilma Pereira Carneiro che si sarebbe fatta aiutare da amanti, figli e amici (tra cui lo stesso Lavezzo) per simulare il finto incidente stradale in cui ha perso la vita Ravasio. Tra i complici c'era lo stesso Lavezzo, compagno della figlia della donna, e l'amante Massimo Ferretti, barista di 47 anni.
Il movente di Carneiro, secondo Lavezzo, sarebbero stati i comportamenti di Ravasio nei suoi confronti: "Adilma accusava Ravasio di maltrattarla – ha spiegato oggi l'imputato rendendo spontanee dichiarazioni in aula – disse di non volerlo lasciare sia per ragioni economiche sia perché lui non avrebbe accettato una separazione". Il 33enne ha poi spiegato che anche la madre del compagno era un altro possibile obiettivo della banda, come aveva sentito dire durante una conversazione tra Carneiro e il suo amante: "Sentii Ferretti dire ‘dopo di lui toccherà anche alla vecchia‘, riferendosi alla signora Annamaria, madre di Ravasio. Sentii che la signora si opponeva al progetto di Adilma di comprare una cascina per trasformarla in un rifugio per animali e andarci a vivere".
Durante la sua deposizione, Lavezzo ha poi spiegato di non aver svolto "il compito per il quale ero stato coinvolto" nel piano dell'omicidio. L'imputato, infatti, ha spiegato che secondo i piani avrebbe dovuto fare una manovra con il furgone e bloccare il traffico dando contemporaneamente il segnale a Igor Benedito, figlio della 49enne, e Marcello Trifone, ex marito della donna, (entrambi a bordo dell'auto) di partire con la Opel per investire Ravasio. "Fui raggiunto da Adilma – ha spiegato Lavezzo – che mi disse di spostarmi dalla mia postazione per non dare nell'occhio e tornare più tardi". Una volta allontanatosi, però, Lavezzo dice di non essere mai tornato: "Volontariamente scelsi di non svolgere il compito che mi fu assegnato. Credendo così che Ravasio non sarebbe stato ucciso. Quando ho visto la Opel con i segni dell'investimento mi si è gelato il sangue. Igor e Marcello lo avevano fatto lo stesso. Quando mi contattarono per coinvolgermi avrei dovuto allertare le forze dell'ordine, mi rammarico di non averlo fatto".