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Omicidio Carol Maltesi

Omicidio Carol Maltesi, il generale Garofano a Fanpage: “Sembra tutto abbastanza premeditato nel tempo”

“Tutti gli elementi sembrerebbero essere indirizzati verso la premeditazione, ma bisogna essere molto cauti”. Così il generale in congedo dei carabinieri Luciano Garofano, per anni comandante dei Ris di Parma, commenta a Fanpage.it il brutale omicidio di Carol Maltesi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il femminicidio di Carol Maltesi, la ragazza di 26 anni uccisa e fatta a pezzi nella sua casa di Rescaldina (Milano), ha sicuramente scosso il Paese. Un atto violento, ma soprattutto atroce considerato quanto poi fatto al suo corpo. Dettagli macabri che, uniti al piano per disfarsi del suo cadavere, sono al centro delle indagini e saranno poi fondamentali nel processo. Così come appare, il caso di Carol sembrerebbe essere quindi risolto: adesso c’è infatti una scena del crimine e c’è anche un uomo, Davide Fontana, che ha confessato di essere lui l’autore di queste atrocità. Eppure, nonostante questo, come spiegato dallo stesso Procuratore di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, la ricostruzione del delitto è ancora in itinere. Ciò significa che quanto emerso finora non basta a porre la parola fine. Lo spiega, in un’intervista a Fanpage.it anche il Generale di Brigata dei Carabinieri in congedo e per anni comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano che sottolinea come siano ancora diversi gli elementi da scoprire e sui quali indagare. Aspetti che quindi saranno fondamentali per ricostruire un quadro quanto più possibile completo e veritiero, che non tralasci nulla e che dia a Carol la giustizia che merita.

Luciano Garofano, Generale di Brigata dei Carabinieri in congedo per anni comandante dei Ris di Parma
Luciano Garofano, Generale di Brigata dei Carabinieri in congedo per anni comandante dei Ris di Parma

Generale, un femminicidio così efferato. Ne ricorda altri simili?

Non è così frequente, ma il sezionamento di un corpo potrebbe essere legato alla maggiore possibilità di gestirlo per disperderlo in altri luoghi. Non sempre dobbiamo vedere in questo una particolare capacità criminale o un modo per infierire sul cadavere. Per esempio, ricordo il caso del duplice omicidio Donegani avvenuto qualche anno fa a Brescia. Anche in quella occasione i corpi di quella coppia – zii della persona poi ritenuta autore di quel gesto e condannata in via definitiva – sono stati fatti in più parti e poi dispersi in dei sacchetti. Un altro esempio è il caso di Pamela Mastropietro, anche lei uccisa e fatta in pezzi. Il sezionamento quindi potrebbe essere legato alla volontà di liberarsi dei resti per non essere poi scoperti.

Nel caso di Carol Maltesi, Fontana avrebbe fatto degli acquisti il giorno dopo (freezer, teloni coprenti, barbecue), dei sopralluoghi per disfarsi del corpo e si sarebbe finto lei al telefono.

È necessario fare una premessa: tutti noi disponiamo di notizie frammentarie. Sono sempre un po' restio a fare deduzioni prima che venga celebrato un processo. Durante questo infatti si tenta di cristallizzare la verità. Possono quindi emergere elementi completamente diversi che attengono alla capacità di intendere e di volere, alla semi-infermità mentale o ad altri aspetti che meglio inquadrano il caso.

Nel caso di Carol Maltesi sembrerebbe che, sia per le modalità dell’aggressione sia per la gestione successiva e naturalmente per come sarebbe stata preparata l’aggressione, ci sia stata una volontà omicidiaria precisa contrariamente quindi a quello che sembrerebbe affermare Davide Fontana. È necessario andarci comunque cauti: è fondamentale infatti che vengano approfonditi tutti gli aspetti prima con le indagini e poi con il processo.

È troppo presto quindi per parlare di premeditazione?

Tutti gli elementi sembrerebbero essere indirizzati verso la premeditazione: sia le modalità dell’aggressione che quella relative alla costruzione dell’occasione per fare quelle riprese e mettere Carol in una condizione di non difendersi. Per quello che emerge finora, sembrerebbe che i colpi siano iniziati altrove. Effettivamente tutto appare convogliare verso una premeditazione dovuta a motivazioni diverse e – per quello che sappiamo al momento – legate al fatto che lei volesse cambiare città. Bisogna essere molto cauti: bisogna analizzare tutto il contesto mettendo insieme ogni elemento e considerando anche la gestione post-omicidaria. Attualmente, in base alle notizie pervenute, sembrerebbe tutto abbastanza premeditato nel tempo. Ripeto è necessario approfondire tutti gli aspetti. Le indagini sono ancora in corso.

Dalle impronte digitali non era stato trovato nulla: se non fosse stato inviato l'elenco dei tatuaggi, si sarebbe potuto risalire alla ragazza in altro modo? Ricorda casi, in cui non si è potuti risalire alla vittima in alcun modo?

In questi casi solitamente si va in maniera progressiva: si cerca di risalire all’identità prima con le foto, con i contrassegni personali e cioè i tatuaggi, con le impronte papillari o ancora, come sta accadendo in queste ultime ore nel Modenese, facendo un confronto con tutte le persone che avevano denunciato una scomparsa. Nel momento in cui nessuno di questi elementi permette il riconoscimento, si analizza il Dna.

Anche se ha confessato, vengono comunque fatti i sopralluoghi per verificare la sua versione dei fatti. Ecco, nei casi come questo in cui la scena è stata minuziosamente ripulita, come si fa a trovare tracce che dimostrino che l’omicidio è avvenuto all’interno di quelle mura?

È chiaro che si cercano tracce biologiche: a fronte di un’aggressione violenta, ci sono sempre delle tracce ematiche. Soprattutto quando si colpisce con un corpo tagliente e contundente come un martello. Da questo punto di vista quindi le si cercano sia con le luci naturali che con quelle forensi e infine con il luminol. Rispetto a quello che poi emerge da questa ricerca, si possono avere elementi molto chiari che possono confermare o smentire la versione data da un indagato. In linea generale, capita spesso che gli indagati cerchino di costruire una verità che possa consentire di ottenere una condanna meno severa. Anche se, nel caso dell’omicidio di Carol Maltesi, non vedo una possibilità di avere sconti di pena a meno che non si dimostri la sua infermità o semi infermità o capacità di intendere o di volere, ma sono tutti elementi che arriveranno in futuro. Per il momento bisogna lavorare sui dati tecnici e sugli elementi che arrivano dalla scena del crimine e dalle modalità con cui Carol è stata aggredita e poi uccisa.

Si è fatto un’idea sulla figura di Davide Fontana?

Premetto che non sono né uno psicologo né uno psichiatra: qual era la storia di questo indagato? Qual era la sua personalità? Con i dati che abbiamo a disposizione diventa difficile capire se quanto fatto sia stato un atto solo di un sadico, di una persona lucida o di una persona che aveva delle problematiche profonde e inesplorate da approfondire. Quello che ha subito Carol quindi è frutto solo del sadismo o della mente lucida di un indagato o ci sono ragioni molto più profonde che vanno a pescare nelle sue problematiche psicologiche o psichiatriche? Questo ce lo diranno gli esperti. Dal canto mio, raccomando solo cautela perché è facile sentenziare sulla base di elementi frammentari.

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