Nei guai per caporalato quattro società di vigilanza milanesi: “Stipendi sotto la soglia di povertà”

Quattro società di servizi di sicurezza e vigilanza privata – BBS Security, Crown Security, Solbro e Italia Gruppo Dag – sono finite sotto i riflettori della Procura di Milano per caporalato. Il pm, Paolo Storari, avrebbe disposto un "controllo giudiziario" d'urgenza. Secondo quanto si apprende, i responsabili delle aziende, per le quali sono stati nominati ora dalla Procura degli amministratori giudiziari, avrebbero reclutato, come si legge nel provvedimento, "manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori". A seguito degli accertamenti compiuti, infatti il pm spiega che si tratterebbe "di una situazione di vero e proprio sfruttamento lavorativo, perpetrato da anni ai danni di numerosissimi lavoratori, che percepiscono retribuzioni ‘sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato perpetrato'. Situazione di illegalità che è indispensabile far cessare al più presto".
Inoltre, i lavoratori, molti dei quali sentiti a verbale nel corso delle indagini, "vivono con retribuzioni sotto la soglia di povertà". Uno in particolare avrebbe raccontato di essersi trovato "in uno stato di bisogno perché percependo in media 550 euro al mese, ho avuto difficolta a pagare l'affitto, a comprare il cibo per mangiare e nello stesso tempo non riuscivo a mandare nulla ai miei 4 figli che attualmente vivono con mia moglie in Senegal". Il provvedimento della Procura dovrà passare ora per la convalida di un gip.
Dal decreto della Procura, nelle indagini dei Carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, risulta che, oltre alle quattro società, sono indagate cinque persone, ossia gli amministratori delle quattro imprese. In un caso, ad esempio, si legge che ai lavoratori venivano corrisposte retribuzioni mensili tra poco più di 1200 euro e poco più di mille euro, somme sicuramente non proporzionate "né alla qualità né alla quantità del lavoro prestato al fine di garantire ‘una esistenza libera e dignitosa'". Nell'atto vengono indicati anche i committenti, tra cui GS e Milanosport, estranei alle indagini, presso i quali venivano impiegati i lavoratori.